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Torture su detenuto psichiatrico: chiesti fino a 8 anni di reclusione ai poliziotti del carcere di Bari

La Procura di Bari ha chiesto 11 condanne fino a 8 anni di reclusione per gli imputati accusati di aver torturato un detenuto psichiatrico nell’aprile del 2022.
A cura di Davide Falcioni
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Undici condanne fino a otto anni di reclusione: è la richiesta avanzata dalla Procura di Bari per gli imputati rinviati a giudizio per il pestaggio a un detenuto psichiatrico nel carcere di Bari. Le violenze vennero commesse da parte di alcuni agenti di polizia penitenziaria e l’aggressione, che gli inquirenti qualificano come tortura, risale alla notte del 27 aprile 2022.

Il detenuto – 41 anni – venne violentemente picchiato, come documentano le immagini interne delle telecamere di videosorveglianza. L'uomo, con seri problemi di salute mentale, poco prima aveva appiccato un incendio alla sua cella costringendo all'evacuazione dell'intera sezione. Di quei fatti devono rispondere 6 agenti (cinque odierni imputati e uno, Domenico Coppi, già condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi con rito abbreviato), tre per aver materialmente aggredito il detenuto (tra cui Coppi) e gli altri per non averlo impedito.

Il procuratore aggiunto Giuseppe Maralfa e la pm Carla Spagnuolo hanno chiesto per gli agenti Giacomo Delia e Raffaele Finestrone la condanna a 8 anni di reclusione; per i colleghi Francesco Valenziano la condanna a 6 anni, Antonio Rosati e Giovanni Spinelli 4 anni e 6 mesi.

Stando a quanto accertato gli abusi sarebbero iniziati lungo il percorso dalla cella all'infermeria, con il personale che sarebbe intervenuto "con violenze gravi e agendo con crudeltà" prima scaraventando il l'uomo sul pavimento, poi colpendolo con calci e schiaffi sulla schiena, sul torace, sui fianchi e sul volto, "sottoponendolo per circa quattro minuti a un trattamento inumano e degradante". Uno degli agenti, per tenere fermo il detenuto, lo avrebbe bloccato mettendosi di peso sui suoi piedi.

Nel processo inoltre sono contestati ad altri quattro agenti e ai due infermieri che quella notte erano di turno anche i reati, a vario titolo, di rifiuti di atti d’ufficio, violenza privata, falso ideologico, omessa denuncia e abuso d’ufficio. Vito Sante Orlando rischia 1 anno e 8 mesi, Michele De Lido 18 mesi di reclusione, Leonardo Ginefra 10 mesi e Francesco Valenziano 8 mesi (tutti agenti penitenziari). La Procura ha chiesto la multa di 60 euro per i due infermieri Massimo Fortunato e Carmina Immacolata Laricchia. Le arringhe delle difese inizieranno il 17 gennaio.

Antigone: "Nelle carceri non deve esserci spazio per episodi di violenza e tortura"

Sul caso è intervenuta anche Antigone, associazione che difende i diritti dei detenuti: "Ci auguriamo che si arrivi ad assicurare giustizia rispetto alle presunte torture contestate ad alcuni agenti di polizia penitenziaria nel carcere di Bari, per cui oggi il Pubblico Ministero ha chiesto diverse condanne. L'ipotesi accusatoria di tortura, originaria, al momento è confermata. Aspettiamo adesso, nel pieno rispetto delle sue prerogative, la decisione dell'autorità giudiziaria". A dirlo è il presidente, Patrizio Gonnella. "Nelle carceri – prosegue – non ci deve essere mai spazio per episodi di violenza e tortura. La legge in vigore sta aiutando a perseguire chi commette questo reato, dimostrando di essere fondamentale e per questo va difesa da tutte le forze democratiche che hanno a cuore lo stato di diritto. Il tutto nella consapevolezza di quanto sia importante affidarsi a uno staff primo baluardo della legalità, così come è successo a Bari, dove molto si deve a direttrice e comandante che non si sono voltate dall'altra parte. Così come avvenuto in Piemonte, dove senza le indagini fatte dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria alcune inchieste non sarebbero neanche partite. Preoccupa pertanto la decisione di cambiarne i vertici in quella regione dopo tutto il lavoro svolto. Nell'amministrazione penitenziaria vi è un personale di Polizia educativo, dirigenziale e amministrativo di alta qualità morale e professionale, che va gratificato ogniqualvolta si propone come un esempio di legalità, anche rompendo lo spirito di corpo se necessario".

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