Torture in carcere a Firenze, la Procura chiede il processo per agenti e medici di Sollicciano
Dieci agenti di polizia penitenziaria e due medici rischiano il processo nell'ambito delle indagini sui presunti pestaggi che sarebbero avvenuti nei confronti di detenuti del carcere di Sollicciano. Le accuse contestate, a vario titolo, sono quelle di tortura e falso in atto pubblico, per aver raccontato tutt’altra versione sulle persone aggredite nel penitenziario di Firenze. In particolare i medici della Usl Toscana Centro in servizio nella casa circondariale sono stati rinviati a giudizio dal pm Christine Von Borries per essersi limitati a “ guardare” e non aver visitato i detenuti coinvolti nei presunti pestaggi.
Le accuse per l’ispettrice e altri agenti
L’inchiesta era partita nel 2019 da una denuncia di una ispettrice che in Procura aveva sostenuto di essere stata aggredita da un detenuto marocchino. L’uomo, 50 anni, secondo la funzionaria, convocato nel suo ufficio, si era abbassato i pantaloni cercando di violentarla. Per questo era stato bloccato dagli agenti. Ma le indagini avevano svelato che era tutto falso. Gli agenti minacciarono e picchiarono "un uomo solo, inerme, ultra cinquantenne e di costituzione esile — scrive il Gip nell’ordinanza — agendo, nell’arco di un’ora, con estrema crudeltà". Secondo l’accusa, gli agenti "gli salirono sulla schiena e lo tennero per le braccia in modo che non potesse difendersi". Per la paura, il detenuto si fece pipì addosso, ma nessuno gli consentì di lavarsi e cambiarsi. Fu poi rinchiuso, senza vestiti, in cella di isolamento. Una vera e propria umiliazione che il detenuto, in ospedale per la frattura di due costole, poi non mancò di riferire in un secondo momento. Puntò il dito sull’"ispettrice con i capelli biondi, i quattro agenti e il capoposto". A confermare poi la sua versione, i consulenti nominati dalla Procura. "Quelle lesioni — spiegarono Carlo Nozzoli il primario di medicina interna di Careggi e il medico legale Beatrice Defraia — sono compatibili con un’azione violenta, posta in atto con mani e piedi".
L'altro detenuto picchiato in carcere
Il detenuto marocchino non sarebbe però l'unico ad aver subito le angherie nel carcere di Sollicciano. Già in passato, a finire nel mirino di un gruppo di agenti, quattro dei quali mai individuati, ci sarebbe stato un altro carcerato, italiano, che si era lamentato per non aver goduto completamente dell’ora d’aria. Bastò un cenno dell'ispettrice, secondo il Gip, e un agente "strinse il braccio attorno al collo dell’uomo, tanto da impedirgli di muoversi, respirare e parlare". L'uomo fu poi colpito da altre guardie, fino a provocargli la rottura del timpano. Quindi fu portato in cella di isolamento. Anche in questo caso, l’ispettrice scrisse nel verbale che il detenuto "in stato di agitazione" aveva aggredito un agente e ne aveva colpito un altro con la tastiera di un pc. I due tentavano di bloccarlo, ma "lui aveva perso l’equilibrio cadendo a terra". Le indagini hanno raccontato un’altra storia.