Torturato per ore dalla baby gang a Verona: 20enne salvo grazie a un messaggio WhatsApp
Nella notte tra il 29 e il 30 agosto scorso, un ragazzo di 20 anni è stato rapito e torturato da una baby gang a Verona. La stessa di cui faceva parte quando era minorenne. "Mamma aiuto, portatemi via. Mi hanno torturato, lui non è un mio amico" sono le parole disperate dal ragazzo che è riuscito a salvarsi grazie a un messaggio inviato alla madre su Whatsapp.
Nel momento del sequestro, i malviventi erano a bordo di una Mercedes grigia e di una Jeep nera e hanno caricato con forza la vittima sui sedili posteriori dell'auto, per poi dirigersi verso una campagna. Una volta arrivati hanno dato inizio al pestaggio: "Mi hanno costretto a denudarmi, mi hanno infilato più volte un ago dentro le unghie, legato le mani, fatto inginocchiare e hanno cominciato a colpirmi con diversi oggetti come fruste in pelle, mazze in legno e sassi."
"Continuavo a piangere ma loro non smettevano di colpirmi, a turno, con violenza, sui glutei, sulla schiena, sulle gambe. Poi, trascorsa circa un'ora e mezza, mi hanno obbligato a salire sui sedili posteriori della Mercedes riportandomi nella piazzetta del Quartiere. In quel momento, minacciavano di ammazzarmi qualora avessi raccontato tutto alla polizia."
Il 20enne, di origini indiane, ha poi spiegato che per mettersi in contatto con sua madre, ha approfittato di un momento di distrazione, prima che i cinque del branco soprannominato "Qbr" (Quartiere Borgo Roma, a Verona) continuasse a torturarlo. "In lingua indiana le ho detto di essere in pericolo – racconta – dopo averla chiamata, le ho inviato la posizione in tempo reale in chat su Whatsapp e poi ho cancellato subito".
Ed è proprio grazie alla localizzazione, che gli agenti di polizia insieme con la madre della vittima, sono riusciti a raggiungerlo in tempo e a salvarlo da quell' incubo che andava avanti ormai da quattro ore. Il ragazzo, inoltre, ha confidato che già in passato aveva denunciato la nota baby gang che si aggirava tra la periferia e il centro della città di Verona; il motivo del rapimento, infatti, sarebbe stato proprio quella denuncia, così gli ex amici avevano deciso di punirlo.
"Sapevano anche del forte legame che avevo con mia madre e mi minacciavano di continuo. Anche quella sera mi ripetevano che l'avrebbero violentata, mi dicevano che era questo quello che succedeva agli infami come me" ha continuato con il racconto. Quanto ai cinque baby killer, dopo l'arrivo della polizia, sono finiti in carcere un diciottenne, un ventitreenne, un ventiquattrenne, un ventinovenne e un trentenne, tutti residenti in città.
Gli interrogatori, invece, sono previsti per oggi 13 settembre, ma non saranno presenti tutti gli indagati: due di loro sono risultati positivi al Covid, per cui verranno ascoltati successivamente, una volta guariti.