Torna a lavoro Giusy Pace, l’infermiera no vax che manifestò vestita da deportata nei lager

Tra i medici e gli infermieri no vax che dal 1 novembre sono potuti tornare a lavoro per effetto della decisione presa dal governo Meloni sul reintegro del personale sanitario non vaccinato contro il Covid, c'è anche Giusy Pace.
Infermiera da 35 anni, ha ripreso servizio nell'Azienda Ospedaliera "Maggiore della Carità" di Novara, dopo che era stata sospesa per violazione dell'obbligo vaccinale.
Lo scorso anno era diventata famosa perché il 30 ottobre 2021 aveva organizzato e guidato nella città piemontese una manifestazione no-vax e no greenpass dove i partecipanti, legati tra loro con un filo spinato, indossavano camicioni a strisce verticali che alludevano a quelli dei deportati nei lager nazisti.
"Noi non siamo gli ebrei, siamo solo una nuova minoranza creata dal Governo per privarci della nostra libertà", aveva spiegato l'infermiera a chi le chiedeva il perché di quella protesta.

La donna era stata sospesa anche dal suo sindacato, Fsi-Usae. "Nel comportamento della nostra dipendente, tra l'altro stigmatizzato anche dal suo sindacato di riferimento rileviamo un grave danno d'immagine nei confronti dell'Aou", aveva dichiarato Gianfranco Zulian, direttore generale dell'azienda ospedaliero-universitaria ‘Maggiore della Carita" di Novara, aggiungendo: "Pur rispettando il diritto di chiunque di manifestare non possiamo non rilevare i contenuti vergognosi e indegni di una società civile quale la nostra. Paragonare le norme sul ‘green pass' ai campi di sterminio è un abominio che dimostra anche l'assoluta mancanza di conoscenza di quel terribile periodo storico".
Nell'ultimo anno Giusy Pace, presidente dell'associazione Idu (una delle tante sigle della galassia novax) ha continuato la sua personale battaglia soprattutto sui social. Con lei, all'ospedale di Novara oggi sono stati riammessi 7 infermieri, 1 tecnico, 4 oss e 7 impiegati amministrativi.