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Torino, vendevano online materiale pedopornografico: tra gli arrestati don Nicola De Blasio

Sono tre le persone arrestate dalla polizia postale di Torino che ha smantellato in giro di pedopornografia: un tecnico informatico, il giovane creatore del canale in cui veniva vendute foto e video di minori e un sacerdote.
A cura di Chiara Ammendola
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Avevano creato un vero e proprio giro di pedopornografia in cui scambiavano, spesso anche a pagamento, foto e video di minori, sfruttando una nota piattaforma di messaggistica. Tre le persone arrestate dalla polizia postale di Torino che ha poi eseguito 26 decreti di perquisizione a carico di persone che risultano ora indagate per detenzione e diffusione di materiale realizzato mediante sfruttamento di minori.

Le immagini raccapriccianti sequestrate dalla polizia postale

Gli agenti hanno sequestrato nel corso dell'operazione anche migliaia di file che gli stessi hanno definito "raccapriccianti" e che vedevano coinvolti spesso neonati. In manette sono finiti don Nicola De Blasio, 55 anni, direttore della Caritas di Benevento, il cui nome era già emerso nei giorni scorsi, un 37enne tecnico informatico ed il creatore del canale. Ed è proprio da lui che è partita l'operazione della polizia postale di Torino che ha iniziato a fare accertamenti sul giovane creatore del canale che all'epoca dei fatti era minorenne. Quest'ultimo è stato arrestato in Piemonte, il tecnico invece è stato fermato in Puglia mentre il prete invece in Campania. Mentre il sacerdote ha giustificato l’ingente somma trovata in suo possesso (170mila euro) come risparmi della parrocchia di San Modesto, di cui è parroco, per opere di ristrutturazione della chiesa, inoltre avrebbe riferito di essere in possesso di quei file perché "appartenevano a un dossier che stava raccogliendo nel periodo 2015/16 per documentare il fenomeno della pedopornografia nella Chiesa" .

La difesa di don Nicola De Blasio: inchiesta della chiesa

Il giro di pedopornografia nato proprio sulla piattaforma di messaggistica che permette la possibilità di restare in anonimo per chi la utilizza è stato oggetto per mesi di indagine da parte della polizia che ha potuto monitorare il sistema messo in piedi dai tre. In particolare il canale veniva pubblicizzato dal proprio promotore che poi offriva la divulgazione di materiale pedopornografico attraverso il pagamento di una somma di denaro che abilitava all’iscrizione al canale. L’attività, diretta dalla Procura di Torino e coordinata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online, ha riguardato tutto il territorio nazionale, impegnando nelle operazioni di perquisizione 11 Compartimenti della Polizia Postale. Le perquisizioni sono state effettuate in tutta Italia.

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