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Torino, uccide i genitori: “Daniele aveva problemi psichiatrici ma non veniva più seguito”

Pierfrancesco Ferrero, 69 anni, e sua moglie Giuseppina Valetti, di 60 anni, sono stati uccisi a coltellate dal figlio Daniele nell’appartamento di quest’ultimo a Torino, al culmine di una discussione. Il ragazzo, 30 anni, soffre di un disturbo ossessivo compulsivo e fino al 2010 è stato seguito dal servizio di igiene mentale dell’Asl to5. Poi, dopo essersi trasferito da Baldissero, dove viveva con i genitori, non è più stato assistito: “Non era facile prendersi cura di un ragazzo così problematico”.
A cura di Ida Artiaco
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Aveva problemi psichici e soffriva di manie di persecuzione Daniele Ferrero, il 30enne di Torino che la scorsa notte ha ucciso a coltellate i genitori, Pierfrancesco Ferrero, 69 anni, e Giuseppina Valetti di 60 anni, al culmine di una discussione. Dopo averli colpiti, il ragazzo avrebbe vegliato per un po' i loro corpi senza vita poi con l'auto della mamma avrebbe raggiunto Collegno, dove è stato trovato dai carabinieri con le mani ancora sporche di sangue e in stato confusionale: ai militari ha poi confessato quanto successo nel palazzo di via Biscarra 7, dove si era trasferito qualche anno fa da Baldissero, dove i suoi ancora vivevano. La coppia era andata a fargli visita venerdì, ma lunedì avevano annunciato a Daniele che avevano intenzione di tornare a casa. E sembra proprio che sia stata questa la scintilla che ha scatenato il litigio e poi il delitto.

Nessuno dei suoi vicini avrebbe mai pensato ad un epilogo del genere, anche se il giovane aveva comportamenti strani. "Un anno e mezzo fa – ha raccontato una di loro a La Repubblica – Daniele era stato aggredito, dei ragazzi lo avevano picchiato in motorino e da allora era molto impaurito, non voleva più uscire. Se non avessi continuato a incontrare i genitori nei giorni scorsi, avrei pensato che si fosse trasferito". "Loro parlavano tanto del loro ragazzo – ha aggiunto un altro riferendosi ai genitori – erano persone discrete ma ogni tanto si sfogavano. Venivano a fare la spesa, a buttare la spazzatura. Non era facile prendersi cura di un ragazzo così problematico".

In effetti, il 30enne soffre di un disturbo ossessivo compulsivo e fino al 2010 è stato seguito dal servizio di igiene mentale dell'Asl to5. Dopo il trasferimento a Torino avrebbe dovuto passare in carico ai servizi torinesi ma negli archivi dell'asl non risulta. Potrebbe aver scelto un medico privato o semplicemente, non essersi mai rivolto a quegli ambulatori. In altre parole non era più assistito. In casa gli investigatori non hanno trovato medicinali, ma solo otto coltelli da cucina, che ha utilizzato per compiere l'omicidio.

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