video suggerito
video suggerito

Torino, tenta di far saltare in aria la casa dell’amministratore condominiale con il gas, arrestato

“C’erano le condizioni ideali per generare un’esplosione dagli effetti potenzialmente letali”, riporta la consulenza del chimico Fabrizio Seganti, chiamato dalla pm Gambardella per analizzare il pericolo corso dai residenti.
A cura di Davide Falcioni
58 CONDIVISIONI
Immagine

Aiutandosi con una pinza ha aperto il contatore del gas, chiudendo poi ogni finestra e allontanandosi nella speranza che il palazzo – situato a Borgo Dora, Torino – esplodesse: per questo un sarto di 57 anni del capoluogo piemontese con un passato negli atelier di Armani e di Gucci, è stato arrestato dai carabinieri al termine di un'indagine alla quale hanno partecipato anche i Vigili del Fuoco. Ieri la giudice Giovanna Di Maria ha convalidato il fermo per il reato di strage perché, secondo l’accusa, "voleva uccidere". A dimostrarlo anche una frase, sussurrata ai poliziotti che lo hanno rintracciato. Loro gli hanno detto che avrebbe potuto fare del male a persone innocenti e lui ha risposto: "Tanto tutti dobbiamo morire".

I fatti sono avvenuti lunedì scorso a poca distanza dalla Scuola Holden: erano le 8.30 quando i vicini di casa del 57enne hanno iniziato a sentire un forte odore di gas. Qualcuno si è sentito male, altri hanno dato l'allarme ai pompieri che hanno rilevato una presenza del 14% di gas metano all’interno dell’appartamento al primo piano. Per questo hanno prima fatto evacuare gli abitanti di piazza Borgo Dora 42, poi quelli dei civici 38 e 40. Quindi sono entrati nell'appartamento e hanno trovato una stufa elettrica accesa, il frigo aperto e l’allaccio del gas svitato, con il metano che ormai aveva saturato le stanze: "C’erano le condizioni ideali per generare un’esplosione dagli effetti potenzialmente letali", riporta la consulenza del chimico Fabrizio Seganti, chiamato dalla pm Gambardella per analizzare il pericolo corso dai residenti.

A quel punto sono scattate le ricerche del responsabile. Gli agenti delle volanti lo hanno trovato a quasi 3 chilometri di distanza, in un prato a due passi dal Palazzo di Giustizia: "L’amministratore e il capo scala sono dei farabutti – ha urlato agli agenti – Ho deciso di farmi giustizia da solo con il gas". Insieme a sé aveva un'ascia, una tronchesina e la pinza a pappagallo impiegata per aprire la valvola. Ieri, all’udienza di convalida del fermo, il sarto è stato assistito dall’avvocato Tiziana Porcu: "Ero in preda alla rabbia, è stato un gesto istintivo – ha spiegato a giudice e pm – Volevo farmi giustizia da solo contro l’amministratore e il capo scala. Ma non volevo uccidere i miei vicini, pensavo che fossero tutti al lavoro a quell’ora".

58 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views