Torino, rider aggrediti e rapinati: “La nostra categoria presa di mira”
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Un giovane di 23 anni, rider di Glovo, è stato aggredito il 2 febbraio scorso in via Sansovino, a Torino. Si è fermato per individuare il campanello di un cliente che aveva prenotato la cena, quando si vede accerchiato da tre uomini. Uno di loro gli mostra un coltello e poi gli chiede il cellulare. Il ragazzo esita, perché quel telefono è uno strumento di lavoro indispensabile e uno dei due complici lo colpisce in volto con un bastone. Il fattorino a quel punto lascia il cellulare e guarda i tre allontanarsi nel buio, sollevato comunque all'idea che l'aggressione avrebbe potuto essere ancora più feroce. I carabinieri del comando provinciale indagano contro ignoti, ma il fattorino non ha voluto denunciare e si rifiuta di essere trasportato in ospedale.
Le aggressioni tra i rider si stanno moltiplicate, o almeno il loro risalto sui media nazionali fa sembrare questi fenomeni sempre più frequenti. Sempre a Torino, La Stampa riporta testimonianza di un altro attacco ai danni di un fattorino. Un testimone racconta di aver sentito delle persone urlare "rider di m.." e di aver visto poi il collega malmenato, privato persino del cibo da consegnare. Il fattorino Masoud sostiene che almeno una volta al mese si verifichi un attacco simile. "Il tutto è peggiorato col primo lockdown – dice ancora -. A volte finisce male, altre volte ti salvi per poco. Pochi settimane fa ho avuto a che fare con una persona che voleva prendere l'ordine senza pagare. Mi ha detto "dammi il cibo e di alla tua azienda che hai perso la consegna". Io sono scappato con l'ordine, portandolo indietro".
La mancanza di tutele essenziali e contratti stabili rende i rider un facile bersaglio per questo tipo di attacchi. I fattorini, infatti, vivono senza alcun tipo di tutela sul lavoro. La responsabilità del mezzo con il quale si spostano resta loro, così come la responsabilità della consegna e degli incassi. "Se ci portano via bici o telefono non abbiamo diritto a nulla – dice un altro ragazzo – e con queste premesse è difficile girare per la città. Lo facciamo lo stesso per guadagnarci da vivere".