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Torino, ragazza morì annegata in un lago: condannato l’operatore che non la soccorse

La 19enne, con problemi psichici, si tuffò nelle acque del lago di Avigliana e annegò: condannati i due operatori che erano insieme a lei e non la soccorsero.
A cura di Davide Falcioni
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immagine di repertorio
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Quando il cadavere venne recuperato nelle acque del lago Grande di Avigliana, il 24 aprile di due anni fa, s’ipotizzò un malore o un suicidio. La vittima, una ragazza di 19 anni originaria dello Sri Lanka, era infatti affetta da disturbi psichici. A due anni di distanza, tuttavia, è emersa una storia completamente diversa e sono venute alla luce le responsabilità di che avrebbe dovuto vigilare sulla sua incolumità: i due educatori che erano con la ragazza al lago sono finiti a processo per omicidio colposo. Uno era già stato condannato a 6 mesi di reclusione con il rito abbreviato, mentre per l’altro la sentenza è arrivata in questi giorni dopo il processo ordinario: l’imputato è stato condannato a 8 mesi. Per entrambi la pena è sospesa con la condizionale).

La 19enne, residente a Biella, era da alcune settimane ospite in una casa di cura del Pinerolese: quella mattina di primavera partecipò a una gita ai laghi di Avigliana insieme ad altre persone. La comitiva era composta da cinque pazienti e due operatori. A un certo punto la giovane si immerse in acqua. I sorveglianti non sapevano nuotare e per questo rimasero a riva, limitandosi a chiamarla con insistenza dicendole di tornare indietro, invano, fino a quando la ragazza si inabissò. All’arrivo dei soccorsi non c'era ormai più nulla da fare, il corpo venne recuperato diverse ore più tardi dai sommozzatori dei vigili del fuoco. All’inizio si ipotizzò un malore o un suicidio, perché in passato la ragazza aveva già manifestati simili intenzioni: gli accertamenti portarono  poi alla luce la negligenza dei responsabili. Da qui l’accusa di omicidio colposo contestata dal pm Barbara Badellino. E ora la condanna.

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