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Torino: niente carcere ai pusher, Procura chiede case per i domiciliari

Molti spacciatori stranieri non hanno dove scontare gli arresti domiciliari, come prevede la modifica della legge sugli stupefacenti. Per questo tornano liberi e godono di una sorta di impunità.
A cura di S. P.
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La modifica della legge sugli stupefacenti che ha abbassato la pena massima per il piccolo spaccio ha avuto come conseguenza che non è più possibile applicare la misura cautelare del carcere, ma solo quella degli arresti domiciliari. “Gli spacciatori però sono soprattutto stranieri senza famiglia e legami stabili sul territorio, e quindi non hanno una dimora in cui possono scontare i domiciliari. Di fatto dunque, hanno solo l’obbligo di firma e godono di una sostanziale impunità. Se da un lato la legge era necessaria perché ha evitato pesanti sanzioni da Strasburgo sul sovraffollamento in carcere, dall’altra, guardando al futuro bisogna trovare un modo per uscire da questa empasse”, ha spiegato il procuratore aggiunto di Torino Paolo Borgna sottolineando – è Repubblica a riportare il suo commento e la sua proposta – quello che appare come un problema che sta vivendo la città. La fotografia che emerge dai dati della procura di Torino relativi ai reati di strada per l’anno che si è appena concluso mostra che dal primo ottobre 2014 al 30 settembre 2015 ci sono stati 2515 arresti e 144 fermi. Secondo le statistiche, a commettere questi reati sono stati 1559 stranieri (317 rumeni, 306 marocchini e 415 tra senegalesi e gabonesi) e 827 italiani. Dai dati emerge che sono diminuiti arresti e fermi per le molestie e gli atti persecutori, mentre sono triplicati quelli per violenza sessuale. Il numero maggiore di arresti è stato eseguito per i furti: 725. Calano, appunto, anche quelli per le rapine e quelli per la droga.

“Il numero di arresti è diminuito per la modifica della legge sugli stupefacenti – ha spiegato Borgna – per lo spaccio in flagranza di un quantitativo modesto di droga, le forze di polizia possono procedere all’arresto sapendo però che tuttavia nelle 48 ore successive il pusher sarà sicuramente liberato: questo certo non li invoglia”. Per il procuratore una soluzione potrebbe essere trovare possibilità di detenzione alternative al carcere dove scontare i domiciliari. Fare, insomma, quanto già pensato a Brescia: “Lì il comune ha fatto una convenzione con delle case comunità in cui gli autori di crimini di strada stranieri e irregolari vengono ospitati a titolo di detenzione”. “Mi rendo conto – ha detto ancora il procuratore aggiunto – che in una città come Torino non è semplice trovare una soluzione come questa, ma sicuramente costerebbe meno di una giornata di carcere che costa alla collettività alcune centinaia di euro. Altrimenti lo spaccio diventa impunito”.

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