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Covid 19

Torino, medico racconta: “Tra i miei pazienti No vax insospettabili, per loro sono un idiota”

Giorgio Diaferia, medico di famiglia nella periferia di Torino, racconta il rapporto con i suoi pazienti: “Provo a convincerli a vaccinarsi ma non si fidano”.
A cura di Gianluca Orrù
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Il Dottor Giorgio Diaferia
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Il quartiere Madonna di Campagna è nella periferia nord ovest di Torino, i palazzi sono molto alti e la zona è ad alta densità abitativa. Il Dottor Giorgio Diaferia esercita qui da trent'anni e quando è arrivato il primo lockdown è rimasto sempre aperto. "In questa zona – racconta – i presidi ospedalieri sono lontani, così i miei pazienti si rivolgono a me quasi per tutto, non potevo far mancare il mio appoggio durante la prima ondata".

Un appoggio che gli è costato l'infezione da coronavirus, da cui è guarito, e da qualche settimana anche la terza dose del vaccino. "Ho visto molti dei miei pazienti ammalarsi – spiega Diaferia a Fanpage.it – molti guarire e anche qualche decina morire, purtroppo. Ciononostante ho pazienti che non sono convinti dell'utilità del vaccino e non appartengono a una categoria ben definita, sono principalmente tra i 40 e i 50, ma anche diversi giovani, insospettabili da ogni classe sociale, dagli insegnanti ai magazzinieri".

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Dal microchip iniettato, ai "vaccini che non sono sicuri" o che "non si sa cosa c'è dentro", alle mutazioni genetiche, passando per il complottismo e big pharma. "Un ragazzo di 35 anni proprio oggi mi ha comunicato che non si vaccinerà. Fa l'agente immobiliare e dice che ‘per lui basta tenere la mascherina', anche se non sono convinto che siano tutti molto rispettosi delle regole, che cambino regolarmente la mascherina chirurgica due volte al giorno o che pratichino il distanziamento sociale negli spazi chiusi".

"Non me lo dicono con chiarezza – spiega il Dottor Giorgio Diaferia – ma penso alcuni di loro mi considerino ‘poco furbo', per non dire un idiota, perché cerco di spiegare loro l'importanza del vaccino; altri ancora mi fanno intendere che pensano che noi medici siamo ‘tutti d'accordo' tra noi. La cosa più interessante però è che la loro sfiducia si limita al Covid e a tutto quello che lo riguarda. Sugli altri malanni continuano a fidarsi di noi medici. Prendono farmaci magari che non devono ma li prendono volentieri, dicono che sanno cosa c'è dentro. Sono pronti a fare terapie farmacologiche anche poco utili e a fare esami di diagnostica anche molto complessi piuttosto che farsi il vaccino contro il Covid".

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