Torino, la sentenza sul caso della bici giù dai Murazzi: “Fu una roulette russa. Nessun pentimento”

Una “roulette russa” del tutto insensata, compiuta senza alcun motivo razionale: così i giudici del tribunale di Torino descrivono l’episodio avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 gennaio 2023, quando una bicicletta elettrica del peso di oltre 20 chili fu lanciata dal bastione dei Murazzi del Po, nel cuore della città. Un gesto folle e crudele, che ha cambiato per sempre la vita di Mauro Glorioso, studente palermitano di medicina, colpito violentemente alla testa mentre attendeva di entrare in un locale. Il giovane, 23 anni all’epoca dei fatti, ha riportato lesioni gravissime e oggi vive in stato di tetraplegia.
A distanza di due anni, il 9 gennaio 2025, una delle protagoniste del drammatico episodio, Sara Cherici, ventenne, è stata condannata a 16 anni di carcere per concorso in tentato omicidio. Pur non avendo materialmente lanciato la bicicletta, secondo l’accusa la ragazza era presente al momento del fatto, consapevole di quanto stava accadendo, e non ha fatto nulla per impedirlo né ha informato le autorità dopo l’accaduto.
Nelle motivazioni della sentenza, i magistrati sottolineano l’assoluta mancanza di empatia e di senso di responsabilità da parte degli imputati, evidenziando come il gesto sia stato compiuto con totale indifferenza verso le possibili – e tragiche – conseguenze.
“Non si può parlare di semplice bravata – scrivono i giudici – ma di una vera e propria azione potenzialmente letale, compiuta con coscienza e senza alcuno scrupolo”.
"È come se i cinque imputati – si legge nel documento – avessero insensatamente giocato a una sorta di ‘roulette russa'. Tutti sanno che il lancio possa essere fatale e mortale, e lo agiscono ugualmente con sconcertante indifferenza".
"La verità – aggiungono – è che si è di fronte alla totale assenza di motivi. Non solo perché gli imputati non ne hanno forniti, ma perché è la stessa dinamica a denunciare inesorabilmente che non c'è una risposta alla domanda, essenziale e ostinata, del padre di Mauro Glorioso: perché?".

Nel procedimento penale sono coinvolti anche altri quattro giovani. Tre minorenni sono stati condannati con rito abbreviato a pene comprese tra i 6 anni e 8 mesi e i 9 anni e 9 mesi. Un altro maggiorenne, Victor Ulinici, ha ricevuto una condanna a 16 anni di reclusione, pari a quella inflitta a Cherici.
Dal dibattimento è emerso che, al momento del lancio della bicicletta, quest'ultima si trovava con un’amica a una certa distanza dai ragazzi che materialmente hanno compiuto il gesto. Tuttavia, contrariamente a quanto sostenuto dalla sua difesa, per il tribunale la sua posizione resta quella di “concorrente pienamente consapevole”. Secondo i magistrati, la sua presenza sul luogo dei fatti, unita all’assenza di qualunque tentativo di fermare l’azione o di denunciarla nei giorni successivi, configura una responsabilità non marginale.
Nel corso del processo, l'imputata ha affermato di provare “pentimento” per non aver riferito l’accaduto alle autorità nei giorni immediatamente successivi. Tuttavia, nella motivazione della sentenza, i giudici sottolineano come la giovane non abbia mai ammesso esplicitamente di aver avuto un ruolo attivo nella vicenda e abbia mostrato, nel complesso, una “mancata interiorizzazione delle proprie responsabilità”. Un atteggiamento che, secondo il collegio, evidenzia la distanza tra il riconoscimento formale del proprio errore e una reale consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni (o omissioni).
A confermare questa impressione di leggerezza e distacco emotivo, i magistrati hanno citato un episodio risalente al 22 marzo 2023, quando Sara, mentre si trovava agli arresti domiciliari, pubblicò su TikTok un video in cui ballava sulle note della canzone Fratello mio del rapper Escovar. Nel filmato, appariva sorridente, mostrando il braccialetto elettronico alla caviglia, come se fosse un semplice accessorio.
Un comportamento che i giudici hanno ritenuto inopportuno e indicativo della superficialità con cui la giovane ha vissuto la fase successiva all’arresto, in evidente contrasto con la gravità della vicenda in cui era coinvolta.
L’intera vicenda ha suscitato profondo sconcerto nell’opinione pubblica, diventando un simbolo di quanto l’irresponsabilità, l’omertà e l’incapacità di percepire la gravità delle proprie azioni possano trasformarsi in tragedia. Un caso che richiama con forza l’importanza del senso civico e della responsabilità collettiva, soprattutto tra i più giovani.