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Torino, anziano avvelenato con l’antigelo: la badante andrà a processo, era la sua unica erede

È stata rinviata a giudizio per tentato omicidio la badante peruviana di 46enne accusata di avere cercato di avvelenare con il Paraflu un anziano di Sant’Antonino di Susa al quale prestava assistenza. Deve rispondere anche di circonvenzione di incapace: è l’unica erede dell’89enne, che gli ha intestato la nuda proprietà di un appartamento.
A cura di Biagio Chiariello
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Due anni e otto mesi di reclusione. Questa la richiesta di condanna pronunciata oggi 3 febbraio in tribunale a Torino dal pubblico ministero Francesco Pelosi nei confronti di Fanny C., una badante peruviana di 46 anni residente a Bosconero. La donna è sospettata di avere tentato di avvelenare con il paraflu (il liquido antigelo dell'auto) Saverio Q., il pensionato 89enne di Sant'Antonino di Susa che doveva accudire. In un altro procedimento deve rispondere anche di circonvenzione di incapace (oltre, appunto, all'accusa di tentato omicidio): nel testamento dell'uomo, infatti, figura come unica erede e, di recente, si era già fatta intestare la nuda proprietà di un appartamento.

Il processo a Torino

In apertura di udienza il pm ha prodotto un foglio scritto a mano della parte lesa dalla stessa vittima, da cui si ricava che l'uomo, il 21 settembre 2017, quando fu ascoltato dai carabinieri, rifiutò di firmale il verbale "per paura di Fanny". La difesa ha poi chiamato a testimoniare un vicino, Luigi O., 85 anni: "Saverio – ha raccontato – viveva peggio di un cane. Era sporco al punto da essere inguardabile e la sua casa era indescrivibile: forse nemmeno nel 1700 la gente poteva stare peggio di così. Poi però nel 2012 conobbe quella giovane donna e cambio tutto: divenne pulito, ordinato, normale. Era contentissimo di lei".

Le accuse alla badante

L’indagine è stata avviata nel giugno del 2019 quando l'89enne ra stato ricoverato in gravi condizioni per aver ingerito il liquido antigelo per motori, scambiato per una bevanda all’interno di una bottiglia. L’attività investigativa ha consentito di documentare le responsabilità dell’indagata e di appurare che era stata lei a farlo bere all’uomo di cui si prendeva cura con l’inganno. Secondo gli inquirenti, temeva probabilmente di perdere il possesso dell’immobile dopo l’impugnazione del provvedimento da parte dell’amministratore di sostegno e per paura che l’anziano ritrattasse la vendita, la donna ha tentato di avvelenarlo. Da parte sua, ha sempre respinto l'addebito

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