Torino, Angelo chiede il tampone, ma la chiamata arriva una settimana dopo la sua morte
Le cose sarebbero andate diversamente per Angelo Franzò, 74 anni, se il tampone per il Covid-19 fosse arrivato nei primi giorni di febbre? La terapia sarebbe stata diversa? Cosa sarebbe successo se la sua famiglia, una volta scoperta la sua positività al Coronavirus, non si fosse messa in autoisolamento? Perchè nessuno ha ancora fatto un tampone a sua moglie o a sua figlia? Stanno arrivando molte segnalazioni di disservizi ed errori informatici che stanno travolgendo la sanità piemontese. Non solo a livello informatico, con le mail dei medici di base che venivano respinte dal sistema per la casella di posta piena, ma anche di ritardi organizzativi che in caso di pandemia possono diventare errori fatali a molti cittadini.
"Doveva andare diversamente"
"Mio papà si è ammalato il 12 marzo – spiega la figlia Elisa Franzò – con febbre da 38° a 39,5°. Il medico di base lo ha curato con gli antibiotici, ma non avevano effetto. Dopo aver misurato la saturazione e aver riscontrato che era molto bassa, il medico ha consigliato il ricovero in ospedale" A quel punto viene chiamata l'ambulanza. E' il 19 marzo ed è l'ultima volta che i suoi familiari vedono Angelo Franzò, 74 anni. A quel punto il tampone per capire la positività al Covid-19 non era stato ancora fatto "Il medico lo ha richiesto nella settimana precedente – continua Elisa – una volta riscontrato che i sintomi erano compatibili con quelli del Coronavirus, ma non è stato effettuato. Dopo una settimana di febbre alta abbiamo chiesto il ricovero".
"In ospedale hanno fatto il tampone. Positivo"
Ma nonostante questa positività, dall'ospedale non arriva nessuna notiza, nessuna indicazione. E' lo stesso Angelo Franzò a mettere in guardia la sua famiglia. "Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, ce lo ha detto mio padre via whatsapp." Nonostante questa notizia, nonostante le condizioni di Angelo Franzò si fossero aggravate, nessuno ha pensato di fare un tampone ai suoi familiari, nè di informarli della loro potenziale positività. "Sia mia madre che gli è stata vicino – racconta Elisa – nei giorni della febbre prima del ricovero, che io che l'ho seguito nell'ultimo giorno prima del ricovero, non abbiamo mai fatto il tampone.
"Ci hanno chiamato 7 giorni dopo la sua morte"
Il 3 aprile 2020, dopo una settimana dalla morte di Angelo Franzò, l'ASL telefona per informare che il tampone è disponibile, ma è troppo tardi ormai. Dopo 3 giorni arriva un'altra comunicazione via mail. "Il 6 aprile ci hanno notificato la necessità di restare in isolamento dal 17 marzo al 31 marzo. Ad oggi noi non abbiamo ancora fatto il tampone nonostante siamo state a contatto con lui."