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31 ottobre 2019. Mentre i canali televisivi nazionali ancora ospitavano Tony Colombo e Tina Rispoli per parlare del loro “matrimonio da favola”, il team di Fanpage.it, che ha condotto l’inchiesta “Camorra Entertainment“, incontrava un commerciante strozzato dal pizzo. A riscuoterlo, per conto di Vincenzo Di Lauro, è Enzo Rispoli, uno dei fratelli di Tina. Basterebbe questo per descrivere la distanza tra il racconto che ha accompagnato per lunghi mesi la coppia e la realtà dei fatti.
Mentre Tina veniva chiamata “principessa”, un uomo minuto, terrorizzato anche solo dall’idea di incontrare dei giornalisti rivelava: “tanto qua non cambia mai niente, quelli vanno in televisione mentre a noi ci vengono a chiedere il pizzo”. Dopo aver raccolto la sua testimonianza abbiamo provato a convincerlo a sporgere denuncia ma non ha voluto, spaventato, timoroso che potesse accadere qualcosa alla sua famiglia.
Camorra Enterteinment nasce anche per questo. Per i commercianti costretti a pagare il pizzo, per i morti innocenti della faida tra i Di Lauro e gli Scissionisti. Per Antonio, ucciso perché la sua disabilità non gli ha permesso di correre via dalla pioggia di proiettili; per Gelsomina Verde, bruciata nella sua auto. Per tutte le donne e gli uomini costretti a vivere da reclusi nelle loro case perché lì, nell’area nord di Napoli, lo stato erano quegli altri là.
Quegli altri là hanno sempre avuto un nome: Alleanza di Secondigliano. Un cartello potente, molto. Un cartello che si è disgregato per poi riunirsi sotto l’unico vero valore che conta: i soldi. Di questo alleanza facevano parte di Di Lauro ma anche i Rispoli.
Nicola, il padre di Tina Rispoli, era un uomo capace di movimentare milioni di euro per il clan. Raffaele ed Enzo erano le “teste calde” capaci di inseguire per per kilometri, UZI in mano (una pistola mitragliatrice in dotazione all’esercito israeliano), il proprio bersaglio per ucciderlo. Poi ci sono i Marino, l’altra faccia della faida. Il marito di Tina perse le mani nel tentativo di posizionare una bomba. Da capoclan è stato inquadrato (insieme alla moglie) al termine di un’esibizione di sua figlia all’interno di un programma Rai.
Da quel momento Tina non lascerà più i riflettori. Per quanto comprensibile sia la voglia di attenzione di una donna di camorra vessata dal marito, meno comprensibile è la semplicità con la quale era invitata nei salotti televisivi.
Se oggi il team di Fanpage.it dovesse fare una quarta puntata dell’inchiesta ripartirebbe proprio da qui. Dalla mediaticizzazione della coppia, dai soldi che Tony dava alle tv per essere ospitato. A lungo si è fantasticato sulle motivazioni dietro quegli inviti, sugli ascolti che sarebbero cresciuti mentre le ragioni erano altre: Tony e Tina pagavano la loro visibilità. Questo fiume di soldi che dalle casse dei Rispoli (attraverso Tony) si riversava nelle tasche delle produzioni è il motivo per il quale hanno potuto godere di un trattamento di privilegio altrimenti inspiegabile per una coppia così connivente con la criminalità organizzata.
Solo così si spiegano le telecamere che inquadrano Enzo e Raffaele (i fratelli di Tina) mentre brindano. Proprio loro che la relazione (pubblica) della Direzione Investigativa Antimafia indicava come i veri capi dell’area del "macello" di Secondigliano.
Ogni inquadratura era uno schiaffo alle famiglie di Antonio Landieri, di Gelsomina Verde, di Attilio Romano e di tutte le altre vittime innocenti di quella faida.
C’è una bellissima canzone dei Co Sang, gruppo ormai sciolto di rapper dell’area nord. La canzone si intitola “Povere mmano”, elenca i morti innocenti di quella faida e conclude con un monito: «Nessuno vi dimentica».
Camorra Enterteinment è stato questo, un modo per non dimenticare chi non c’è più e per dire “vergognatevi” a chi li ha ospitati in tv come fossero delle star del gossip.
Oggi, dopo le intercettazioni, dopo i pentiti, dopo le indagini che ricostruiscono esattamente quanto mostrato nei nostri video (anche con le stesse cifre in termini di denaro), chi li ha ospitati dovrebbe avere semplicemente la decenza di chiedere scusa.