Tonno in scatola non sostenibile, Rio Mare: “In regola entro il 2017”
Nel 2015 Greenpeace ha stilato la classifica del tonno sostenibile proponendo ai consumatori una valutazione sulle politiche di pesca e tracciabilità delle principali undici marche vendute in Italia. L’esito di quell’inchiesta ha svelato che i tonni più venduti – che insieme rappresentano l'80% del prodotto venduto in Italia – non necessariamente sono quelli più ligi alla qualità del pescato, imprimendo un forte stimolo affinché i consumatori – e di conseguenza le aziende – puntino sulla sostenibilità. Le criticità della pesca del tonno derivano da
- metodo usato dai pescherecci: bene la pesca a canna, male quella con palamiti e Fad che uccidono non solo il tonno, ma anche molte altre specie – alcune a rischio – che vengono rigettate in mare;
- varietà di specie pescate: la concentrazione su alcune specie di tonno ne mina la loro sopravvivenza e, se abbinata ad un metodo di pesca indiscriminato, può uccidere anche gli esemplari più giovani;
- etichettatura e tracciabilità: informare i consumatori è fondamentale affinché sappiano cosa mangiano e se stanno foraggiando la distruzione delle specie ittiche. Perché le aziende possano fornire le opportune informazioni agli acquirenti è necessario che essa stessa sia capace di tracciare il pescato;
- politica della società: l'adesione ad un Codice etico e l'impegno a rispettare determinati standard esprimono "buone intenzioni" e un rischio per la società stessa che non tiene fede alle regole che si è data.
11. Auchan, il peggiore
Auchan Italia non ha fornito a Greenpeace alcuna indicazione sulla politica di acquisto, mentre la principale specie pescata è il tonno pinna gialla che è ancora in buone condizioni. Ciononostante il metodo di pesca – basato sui metodi indiscriminati dei palamiti e del Fad – fa finire nella rete e nelle scatolette altre specie di tonno in crisi. A ciò si aggiunge che Auchan non aderisce a nessuna convenzione sulla qualità della filiera della pesca.
10. Lidl, solo metodi indiscriminati di pesca
Ai consumatori italiani non viene indicata sul sito alcuna politica aziendale sui prodotti ittici, ma quello che preoccupa di più è l'assenza totale di metodi di pesca sostenibili. Invece del metodo a canna si segnala la preferenza per palamiti e Fad. Il 25% del pescato, inoltre, proviene da stock in crisi di pinna gialla.
9. Mare Aperto, bene solo per le specie pescate
Informazioni assenti sia sull'etichetta che sul sito ufficiale e male anche il metodo di pesca: benché la Jealsa, l'azienda spagnola proprietaria del prodotto, usi un metodo a canna per il tonno commercializzato in altri paesi, nelle scatolette Mare Aperto finisce soprattutto quello pescato con Fad.
8. Mareblu, bene l'etichetta, male il metodo di pesca
Mareblu non ha tenuto fede all'impegno di pescare entro il 2016 solo attraverso la linea a canna. Ad oggi essa rappresenta solo lo 0,2% del tonno. Anche le specie pescate rappresentano un elemento di criticità, poiché si tratta di stock di pinna gialla in crisi. Circa gli impegni, Mareblu ha un codice etico preciso, ma l'azienda proprietaria, Thai Union, è stata recentemente coinvolta in scandali sulla violazione dei diritti umani per la condizione dei lavoratori dei propri fornitori. Insomma, non ci sono garanzie sulla filiera di produzione.
7. Carrefour nella zona "non è abbastanza"
Secondo la categorizzazione proposta da Greenpeace, con Carrefour si esce dalla zona "non ci siamo" e si entra in quella "non è abbastanza". In particolare il brand francese risulta lacunoso sulla propria politica aziendale in tema di pesca e, benché non usi palamiti, vengono catturati accidentalmente anche squali e tonno troppo giovani.
6. Nostromo, trasparenza nell'etichetta
Etichettatura quasi impeccabile, se non fosse che non rivela l'uso di Fad. Proprio il metodo di pesca è la voce più negativa di questo prodotto: la pesca a canna raggiunge soltanto l'1% di quello che viene inscatolato. Circa l'80% del suo tonno è della specie tonnetto striato che gode di buona salute, ma stock sovrasfruttati di pinna gialla finiscono anch'essi nella "rete".
5. Coop, il logo "Pesca sostenibile" non basta
Se viene mostrato il logo "pesca sostenibile" è giusto fare di più. La Coop comincia a chiedere ai propri fornitori la garanzia di una pesca a canna, ma resta comunque una fornitura realizzata con metodi indiscriminati. Ha ridotto e si impegna ad eliminare la fornitura del tonno pinna gialla proveniente da banchi sovrasfruttati, ma anche altrove questa specie è a rischio.
4. Rio Mare, il leader del settore deve fare di più
Al vertice della classifica, premiata come azienda più virtuosa tra i “big”, trovammo As do Mar, in fondo il tonno Auchan. Il prodotto più venduto in Italia, Rio Mare, è in quarta posizione, finendo tra quelli che, a giudizio di Greenpeace, non hanno fatto abbastanza. Pesa in positivo, l’impegno di eliminare i metodi più distruttivi di pesca entro il 2017, ossia entro l’anno in corso. Le accuse dell'organizzazione ambientalista contro Rio Mare riguardano l'assenza di informazioni utili nell'etichettatura (su cui l'azienda ha detto di mettersi in regola entro il 2018), l'assenza di garanzie che non si usi un metodo di pesca indiscriminato, uso di tonno "vulnerabili", nonostante lo sforzo di aumentare il pescato di specie in buona salute. Inoltre la maggior parte del tonno delle sue scatolette è pescato senza alcuna garanzia che non si usino i FAD sopratutto nel mercato italiano. Riuscirà l'azienda leader del settore a tenere fede alle sue promesse? Ad oggi nulla pare cambiato.
3. Conad, sul podio ma si può fare di più
Il maggiore merito è la pesca con reti a circuizione e i limiti imposti all'uso dei Fad, ma non si dà preferenza alla linea a canna. La specie pescata è il pinna gialla da stock già molto sfruttati. L'etichetta informa solo parzialmente i consumatori.
2. Esselunga, tonno quasi sostenibile al 100%
Come per Conad, anche per Esselunga il merito è aver eliminato la pesca con palamiti ed evitato quella con Fad. Ciononostante nulla ancora viene pescato a canna. Sulle specie pescata si segnalava l'eliminazione quasi completa del tonno pinna gialla dell'Oceano Altantico e l'impegno a ridurre sempre di più la pesca da stock sovrasfruttati.
1. Asdomar, il migliore in Italia
Il punto forte del tonno Asdomar è la scelta del tonnetto striato nel 30% del suo prodotto e nel restante del pinna gialla da stock in buona salute. Si aggiunge a ciò l'uso della linea a canna per il 30% del proprio tonno, evitando sempre metodi distruttivi. Si può sempre migliorare e il primo passo è mostrare maggiore chiarezza sull'uso dei Fad.