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Tiziano e Rino, il mistero dei due poliziotti stroncati da infarto e leucemia: erano colleghi

Dopo Tiziano Granata è morto anche Rino Todaro, capo della sezione di polizia giudiziaria del commissariato di S. Agata Militello. Amici e colleghi, Granata e Todaro avevano collaborato a diverse inchieste ed erano conosciuti come i “poliziotti dei Nebrodi”. Disposta l’autopsia.
A cura di S. P.
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Due poliziotti sono morti in Sicilia a poca distanza l’uno dall’altro. Prima è scomparso improvvisamene Tiziano Granata, agente della scorta di Giuseppe Antoci, poi poche ora fa è morto anche Rino Todaro, capo della sezione di polizia giudiziaria del commissariato di S. Agata Militello. Tiziano e Rino erano amici e colleghi: avevano collaborato a diverse inchieste ed erano conosciuti come i “poliziotti dei Nebrodi”. Entrambi erano infatti in forze al pool ecomafie sui Nebrodi. Leucemia fulminante, o grave infiammazione, sono al momento le ipotesi dei medici sulla morte di Todaro, che da due giorni era ricoverato a Messina. Le cause del decesso saranno più chiare dopo che verrà eseguita l’autopsia. Esame che è previsto anche per Granata, trovato morto nella sua abitazione di contrada Sant'Anna tra Brolo e Gliaca di Piraino. Per quest’ultimo i rilievi del Ris hanno escluso l’aggressione. Non è stata trovata in casa nessuna traccia di effrazione, né alcun segno di violenza ma, come riportano i quotidiani locali, sono stati raccolti dagli agenti del Ris di Messina flaconi col contenuto dei medicinali che stava prendendo l’agente e di altri liquidi trovati in casa. Con ogni probabilità il poliziotto è stato stroncato da un infarto ma si sta cercando di fugare ogni dubbio sulle cause.

Al momento le morti dei due amici e colleghi non sono collegate ma ovviamente gli esami autoptici potranno cancellare ogni dubbio. Ha commentato le due improvvise scomparse il senatore Beppe Lumia, che chiede chiarezza: “Todaro è stato un poliziotto di grande valore, ha fatto parte della stessa squadra di Granata che, sotto la direzione del vice questore Daniele Manganaro, ha saputo colpire gli interessi della potente e violente mafia dei terreni presente nei Nebrodi, nel campo del ciclo della carne, dei rifiuti, delle frodi comunitarie”. “ È chiaro – ha aggiunto – che sorgono spontanei molti interrogativi. È bene capire cosa sia realmente avvenuto e andare fino in fondo, come giustamente ha deciso di fare l'autorità giudiziaria”.

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