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Tito Panzeca, il prof universitario che si incatena a Palermo: “Basta baronati”

La protesta del professor Tito Panzeca, docente alla Facoltà di Architettura, che si è incatenato nell’ateneo. Contesta le scelte della presidenza per l’assegnazione dei posti da ricercatore: “Regole cambiate all’ultimo minuto”.
A cura di Susanna Picone
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“Non posso sopportare questa ulteriore ingiustizia, quel posto da ricercatore spettava da anni al mio settore, ma all’ultimo minuto hanno cambiato le regole”: con queste parole per manifestare la sua indignazione ieri un professore di Palermo ha inscenato una singolare protesta nell’ateneo. Il docente si è presentato come ogni giorno alla Facoltà di Architettura ma invece di svolgere il suo lavoro si è incatenato a una colonna nell’atrio. Si tratta di Tito Panzeca, prof di Scienza delle Costruzioni nel capoluogo siciliano. Panzeca, incatenandosi all’università, intende criticare le scelte della presidenza della Facoltà e del Senato sui criteri per l’assegnazioni di ricercatori. Vuole protestare, insomma, contro i “baronati”. E con la sua protesta il prof ha ricevuto la solidarietà di diversi colleghi e di molti studenti.

Il rettore replica – Ma è arrivata subito anche la risposta del rettore dell'Università di Palermo, Roberto Lagalla: “Ormai da anni gli organi di governo dell'Ateneo di Palermo, d'intesa con le facoltà e i dipartimenti – ha spiegato – attribuiscono i posti di ricercatore secondo i criteri di priorità, necessità e merito. In quest'ultima tornata sono stati anche considerati i risultati del progetto di valutazione della qualità della ricerca, che nell'ambito della facoltà di Architettura vedono il settore scientifico del professore Panzeca collocarsi all'ultimo posto tra le 4 proposte della facoltà”. Secondo il rettore, insomma, il posto di ricercatore “non ha trovato collocazione in questo anno accademico tra i 23 posti messi a concorso, dei quali solo 3 riferiti alla facoltà di Architettura”. Pertanto – ha detto ancora – “le promesse e le baronie appartengono a una logica che non comprendo e alla quale non appartengo”.

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