“Ti prego non uccidermi”, il rapinatore supplicò il gioielliere di Grinzane prima di morire
Uno dei rapinatori dell’assalto alla gioielleria di Grinzane Cavour nell’aprile del 2021, sfociata poi nel sangue, supplicò il gioielliere di non ucciderlo dopo essere stato colpito una prima volta e prima di esalare l’ultimo respiro. Il drammatico dialogo tra il gioielliere Mario Roggero e il rapinatore Andrea Spinelli è emerso dall’ultima udienza davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Asti dove il commerciante è sotto processo per omicidio doloso plurimo di due rapinatori e di tentato omicidio del terzo membro della banda.
A raccontare il dialogo è stato lo stesso Roggero ad alcuni consulenti psichiatrici incaricati di analizzare le sue condizioni psichiche. Sono stati questi ultimi a rivelarlo in aula durante la deposizione per illustrare i risultati delle perizie che dovevano stabilire se Roggero fosse capace di intendere e di volere al momento dei fatti.
“Non volevo che la facessero franca, per questo motivo ho inseguito i rapinatori. Quando uno di loro era a terra, mi ha supplicato di non ucciderlo e io l’ho lasciato andare” ha raccontato il gioielliere. In quel momento, però, la vittima era stata già ferita gravemente dai colpi di pistola sparati dal commerciante, il rapinatore era sanguinante a terra in strada dove era stato inseguito e lì sarebbe morto poco dopo senza riuscire ad allontanarsi.
L’orafo, dopo avere sparato diversi colpi con una pistola che teneva nel negozio a seguito di una precedente rapina, era tornato verso la gioielleria, dove la figlia e la moglie erano state legate dai rapinatori ed erano ancora immobilizzate. Proprio quest’ultimo fatto e la precedente rapina, secondo la difesa, avrebbe alterato lo stato psichico dell’uomo inducendolo a inseguire e a sparare i rapinatori.
Proprio sullo stato psichico di Roggero si sta concentrando ora il processo con perizie e controperizie. Secondo il perito del pm, il gioielliere aveva la capacità di intendere mentre quella di volere era fortemente condizionata dal ricordo della precedente violenta rapina e dal momento. In pratica il gioielliere non era affetto da una psicosi e non aveva malattie mentali ma si trovava in condizioni di forte stress, uno stato emotivo intenso che avrebbe potuto condizionare i suoi gesti.
Di diverso avviso la perizia delle parti civili, cioè delle famiglie dei due rapinatori morti. Secondo quest’ultima, infatti, l’uomo era in uno stato emotivo intenso ma non tale da configurare una diminuita capacità di intendere e volere
Vista la difformità di vedute tra le due perizie, la Corte d’Assise presieduta dal giudice Alberto Giannone si è riservava la decisione di conferire l’incarico per una nuova superperizia psichiatrica ad un perito super partes che possa stabilire definitivamente se il gioielliere di Grinzane Cavour fosse capace di intendere e volere al momento della rapina.