“Ti cavo gli occhi”, le violenze di Zlatan Vasiljevic, l’uomo che ha ucciso l’ex e la compagna a Vicenza
Si chiamava Zlatan Vasiljevic l’uomo che ha ucciso la sua ex moglie Lidia Miljkovic prima di darsi a una spericolata fuga durante la quale ha lanciato anche due granate prima di uccidere anche l’attuale compagna, Gabriela Serrano, e suicidarsi. Il 42enne ex camionista, con cittadinanza bosniaca ma da lungo tempo residente in Veneto, era stato sposato con la prima vittima della sua strage per ben 14 anni e aveva avuto con lei anche due figli prima che il loro rapporto si concludesse. Un rapporto però contornato dalle continue violenze fisiche dell’uomo come la donna aveva più volte denunciato.
Lidia Miljkovic aveva convissuto con il marito ad Altavilla Vicentina fino al 2019 prima di trasferirsi con i figli a Schio, nella casa dei suoi genitori, per allontanarsi da quell’uomo che si era rivelato sempre più violento anche a causa dei problemi di alcol. Dal loro passato emerge ad esempio un pestaggio violentissimo da parte del killer che quattro anni fa le aveva spaccato il cranio a pugni e sprangate tanto da costringere a vittima un lungo ricovero in ospedale.
Per quell’episodio, culmine di una escalation di violenze e minacce di morte anche con armi in pugno, Vasiljevic era stato arrestato dai carabinieri e condotto in carcere e contro di lui il giudice aveva disposto il divieto assoluto di avvicinamento. Ma le violenze erano iniziate anni prima con minacce di morte armato di coltello, pestaggi continui e tentativi di strangolamento anche davanti ai figli. Tra gli episodi contestati uno in cui aveva afferrato per il collo la donna infilandole un coltello in bocca. In un’altra occasione le aveva urlato: “Ti uccido, ti cavo gli occhi” per poi costringerla ad avere un rapporto sessuale.
La "perseveranza dimostrata dal Vasiljevic, unitamente all’abuso di alcoli e alla sua incapacità o comunque alla mancanza di volontà di controllarsi pure in presenza dei figli minori, costretti ad assistere alle continue vessazioni ai danni della madre consente di ritenere altamente verosimile il verificarsi di nuovi episodi di violenza” aveva scritto il giudice nell’ordinanza restrittiva. Una ordinanza che purtroppo non è servita ad allontanare del tutto Zlatan Vasiljevic che dopo qualche tempo era tornato a minacciare la ex fino al tragico epilogo.
Ieri lei doveva andare al lavoro in una delle villette della zona, dopo aver accompagnato la figlia 13enne a scuola, ma lui la aspettava per ucciderla. Ha atteso che scendesse dalla sua auto e l’ha colpita con numerosi colpi di pistola. “Una vera e propria esecuzione premeditata primo atto di un piano che pare fosse teso a sterminare la sua intera ex famiglia" ha spiegato il questore Paolo Sartori. Si sospetta infatti che lui volesse uccidere anche il nuovo compagno della donna e forse anche i genitori di lei prima di darsi alla fuga.
Per gli inquirenti, infatti, Zlatan Vasiljevic aveva programmato la fuga visto che nell’auto dove si è ucciso sono stati trovati molti bagagli. Con lui aveva portato anche la fidanzata venezuelana Gabriela Serrano ma durante la fuga, forse perché braccato dalla polizia che lo cercava, ha preso la decisione finale di uccidersi non prima però di aver trascinato in questa spirale di violenza anche la nuova compagna 36enne, uccisa con un colpo alla nuca su una piazzola di sosta della tangenziale.
Durante la fuga l’uomo ha fatto esplodere anche due granate sulla tangenziale di Vicenza forse nel tentativo di uccidersi. La prima è finita nel fossato che separa il guardrail della tangenziale da quello che delimita l’autostrada A4 senza colpire nessuno. Le schegge della seconda bomba invece hanno colpito una vettura di passaggio rischiando di fare altre vittime.