“Caro papà,
In queste ore tutti stanno scappando da Milano per raggiungere i loro cari giù. Io non l' ho fatto. Non pensare che non ti ami…ti amo talmente tanto che ho deciso di starti lontana. Mi dici che stai bene e stai prendendo tutte le precauzioni necessarie… e va bene così…. Ti amo a distanza ♥️”: è quello che ha scritto sulla sua sua bacheca Facebook Katya Imbalzano, una maestra che vive a Opera ed è di Reggio Calabria e che, a differenza di troppi, ha deciso di non scappare dalla zona rossa lombarda ma ha responsabilmente deciso di preservare la salute del suo anziano padre come prescritto dai medici e dal governo.
È una frase semplice, breve che contiene tutta la responsabilità di un affetto che in questi strani tempi di Coronavirus assume forme diverse e finora sconosciute: non si ama più soltanto toccando, possedendo, frequentando o incrociando le mani ma si ama occupandosi delle persone, prendendosene cura nel senso più rotondo e profumato del termine, in senso largo, con una professione del valore della comunità che è solida per riesce a stare a maglie larghe, riesce a mantenere le distanze non solo fisicamente ma anche e soprattutto spando prendere le misure di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Per questo lo scritto di Katya è bellissimo: stiamo imparando tutti una nuova manutenzione degli affetti, dobbiamo affrettarci a comprendere un nuovo linguaggio dell'amore che ha un vocabolario diverso, apparentemente più tenue eppure terribilmente resistente. Tra i mille appelli di questi giorni, tra il governo che si spreme per spiegare (non sempre benissimo, eh) le nuove indicazioni, tra zone rosse e arancioni e confini che suonano come muri, tra le sirene delle ambulanze che fischiano sotto casa, tra le pattuglie delle forze dell'ordine che hanno l'arduo compito di verificare il buonsenso e la buona fede (e le forze armate dispiegate a controllare il buonsenso sono la fotografia di questi giorni così innaturali) un messaggio d'amore che ridisegni i contorni della distanza funziona forse ancora di più. È una nuova educazione sentimentale, doverosa. Grazie Katya.