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Omicidio a Pescara: 17enne ucciso a coltellate

Thomas ucciso a 17 anni a Pescara, rabbia della zia: “Gli assassini non sono ragazzi, sono bestie”

“Tutte quelle coltellate, lasciato lì a morire dissanguato. Non puoi perdonare una cosa del genere” ha dichiarato la zia del 17enne ucciso domenica scorsa con decine di coltellate a Pescara da due ragazzi di 16 anni, ora arrestati. “Dopo sono andati al mare, dovevano festeggiare per quello che avevano fatto, per loro era un vanto” ha aggiunto la donna.
A cura di Antonio Palma
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“Persone che fanno una cosa del genere non si possono definire ragazzi. Sono delle bestie” è lo sfogo di rabbia della zia di Thomas, il 17enne ucciso domenica scorsa con decine di coltellate a Pescara da due ragazzi di 16 anni che poi si sono allontanati dal parco Baden Powell, lasciandolo in una pozza di sangue e andandosene al mare come se nulla fosse accaduto.

“Come puoi perdonare? Puoi perdonare due che uccidono a sangue freddo, così? Tutte quelle coltellate, lasciato lì a morire dissanguato? Non puoi perdonare una persona del genere” ha aggiunto la donna raggiunta dai microfoni dell'inviato di ‘Estate in diretta' la trasmissione pomeridiana di Rai 1. “Persone che fanno cose del genere io li classifico come bestie” ha aggiunto la zia di Thomas, affermando di non conoscere i due ragazzi ora indagati per l’omicidio e condotti nei centri di accoglienza di L’Aquila e Roma.

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Secondo quanto ricostruito finora dalle indagini della polizia, l’omicidio sarebbe da ricondurre ad alcuni crediti per droga, circa 250 euro, che uno dei 16enni vantava con il 17enne ucciso. L’altro ragazzo sarebbe intervenuto sferrando altri fendenti al 17enne solo perché amico dell’altro aggressore ma non aveva avuto alcun diverbio con la vittima. “Mio nipote non aveva bisogno di 200 euro” sostiene però la zia.

Dal racconto dei giovani testimoni che hanno assistito all’incontro che ha preceduto l’aggressione o che hanno parlato con i due indagati dopo il delitto, in realtà quel debito “era diventata una questione di rispetto”, una questione che li avrebbe portati a organizzare l’incontro con Thomas per punirlo. I giudici del tribunale dei minori scrivono che la causa determinante dell’azione è stata “l’impulso lesivo, quello di provocare sofferenza e uccidere un essere umano, sino quasi a integrare il motivo futile”. Ovvero “il motivo meramente apparente e in realtà inesistente che cela l’unico vero intento che è quello di cagionare sofferenza e morte”.

“Loro dopo sono andati a farsi il bagno e a ballare. Dovevano festeggiare per quello che avevano fatto, per loro era un vanto” è lo sfogo della zia del 17enne che ammette: “Il momento più brutto per noi sarà andare in camera mortuaria. Io porterei lì dentro i genitori per fargli capire la sensazione che si prova a vedere un proprio figlio ammazzato in questo modo”.

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