Thailandia, gli studenti scendono in piazza per chiedere vaccini gratuiti per tutti: arresti e feriti
In Thailandia una folla di studenti e giovanissimi ha invaso le strade di Bangkok per chiedere l'accesso gratuito alla campagna vaccinale contro il Covid-19. Sono i sì-vax e combattono da tempo con gli effetti di una pandemia che non è stata gestita in alcun modo. L'immunizzazione è infatti a pagamento, riservata a coloro che hanno a disposizione somme di denaro importanti per l'acquisto del siero. Il Paese, inoltre, ha scelto di acquistare il vaccino cinese Sinovac, di scarsa efficacia contro il virus pandemico. Il Paese ha raggiunto nella giornata di ieri 22mila nuovi casi di Covid-19 dopo mesi di rigide restrizioni e lockdown.
Le proteste sono presto diventate manifestazioni violente che hanno visto la polizia schierata contro i civili in piazza. Contro di loro sono stati utilizzati proiettili di gomma sparati ad altezza uomo, gas lacrimogeni per disperdere la folla e cannoni ad acqua. Diversi sono i feriti e gli arresti effettuati durante la protesta. Nonostante i disordini, il primo ministro Prayut Chan-o-Cha non arretra di un millimetro: le vaccinazioni continuano ad essere accessibili a pochi, mentre l'unico siero a disposizione resta il cinese Sinovac, nel mirino degli esperti perché poco efficace nella produzione di anticorpi. Il governo ha quindi schierato circa 6mila agenti per respingere i giovani in piazza, opponendo di fatto un netto rifiuto alla richiesta di una campagna di immunizzazione condotta con Pfizer e Moderna.
Aumentano i contagi
Dalla metà del mese di giugno i nuovi casi di Covid sono cresciuti in maniera esponenziale, raggiungendo una media settimanale di quasi 20mila positività al giorno. Secondo gli ultimi dati resi noti sulla campagna di vaccinazione in Thailandia, soltanto il 6,1% della popolazione ha completato il proprio ciclo vaccinale con le due dosi previste. Meno del 22% ha ricevuto la prima inoculazione di Sinovac. Fino a oggi sono state infatti somministrate solo 19,6 milioni di dosi rispetto a una popolazione che raggiunge quota 70 milioni.