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Tetraplegico per ritardo diagnosi, Cassazione: “Risarcimento di un milione non basta”

Il tribunale aveva riconosciuto al paziente, un ingegnere del Bellunese, un risarcimento pari a 500.000 euro, cifra ritenuta troppo bassa dalla Corte d’appello, che aveva deciso di portarla fino a un milione di euro. Ma per i giudici della Corte di Cassazione anche un milione di euro è troppo poco.
A cura di Susanna Picone
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A causa di un ritardo nella diagnosi di un'ernia cervicale era diventato tetraplegico e per questo il Tribunale gli aveva riconosciuto un risarcimento di circa 500.000 euro. Risarcimento al paziente, un ingegnere del Bellunese, e alla sua famiglia che la Corte d'Appello aveva aumentato a un milione. Ma che per la Cassazione non è ancora sufficiente considerato il caso. I giudici della Suprema Corte hanno infatti deciso che l'uomo per il grave danno subito debba avere un riconoscimento maggiore, seguendo non le tabelle del distretto giudiziario di Venezia, bensì quelle più aggiornate in uso a Milano. L'odissea dell'ingegnere tetraplegico – ricostruiscono i quotidiani TgCom24 e il Gazzettino – è iniziata nel 2001, quando l’uomo fu ricoverato d'urgenza in ospedale a Belluno a causa di un'emiparesi che gli impediva di camminare. Dopo diverse ore, constatato che le sue condizioni non miglioravano, i medici decisero di inviare il paziente a Verona dove gli fu diagnosticato una paraplegia agli arti superiori. Solo il giorno dopo l'ingegnere fu sottoposto a un intervento chirurgico per l'asportazione dell'ernia ma purtroppo perse l'uso delle gambe e braccia e riportò un danno biologico permanente del 90 percento, con un'invalidità civile del 100 percento.

La vicenda e la condanna – L'azienda sanitaria è stata condannata per “condotta di malpractice medico-chirurgica”, con risarcimenti complessivi che, nel corso degli anni, non hanno superato il milione di euro. Poi è arrivata la decisione della Cassazione che ha ordinato un aumento dell'indennizzo dato anche “i danni morali intesi come patemi d'animo conseguenti alla lesione gravissima del bene della salute e della dignità personale”.

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