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Testimoni di Geova, il lato oscuro della fede

Testimone di Geova litiga, cade, si rompe il femore, rifiuta la trasfusione e muore

Vittorio Messina, un 79enne testimone di Geova, è morto venerdì 14 giugno all’ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento. Durante un litigio con un vicino, l’anziano è caduto e si è rotto in femore. I medici, prima di operarlo, avevano previsto una trasfusione di sangue che l’uomo, fedele ai suoi precetti religiosi, ha rifiutato. Sulla causa del decesso indaga la procura. Nel frattempo, il vicino, un uomo di 71 anni, è stato indagato per omicidio preterintenzionale.
A cura di Mirko Bellis
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Vittorio Messina, un testimone di Geova 79enne, durante una lite con un suo vicino di 71 anni, è caduto e ha riportato la frattura del femore. L'infortunio – ancora da stabilire se per una spinta o una disattenzione – è avvenuto il 7 giugno scorso a Favara, comune in provincia di Agrigento. Quando Messina è arrivato all'ospedale “San Giovanni di Dio" di Agrigento, i medici, dopo i primi controlli, gli hanno comunicato la necessità di un intervento chirurgico. Un’operazione che prevedeva anche una trasfusione di sangue. Eventualità che il testimone di Geova ha rifiutato, seguendo i suoi precetti religiosi che proibiscono di ricevere sangue altrui. Stando alle prime ricostruzioni, i medici avrebbero fatto di tutto per convincere il settantanovenne, visto che la rottura del femore stava complicando l'intero quadro clinico. Messina, però, non ha voluto sentire ragioni ed è ritornato a casa. Dopo aver lasciato il nosocomio agrigentino, l’anziano è stato ricoverato di nuovo ed è morto il 14 giugno mentre i dottori lo stavano esaminando.

In primo momento, era emerso che Messina aveva trascorso a casa 6 giorni con il femore rotto prima di decidersi a recarsi in ospedale. Un aspetto quest’ultimo che sarebbe stato smentito dai familiari del pensionato. “Il paziente desiderava vivamente essere operato; chiedeva solo di non essere sottoposto a emotrasfusioni. È quindi infondata l’asserzione secondo cui avrebbe rifiutato l’intervento chirurgico”, si legge nella precisazione inviata dalla Congregazione dei Testimoni di Geova ai giornali locali. “Stando al racconto dei familiari (peraltro non tutti Testimoni di Geova), i medici hanno negato al paziente ogni strategia medica alternativa all'emotrasfusione – continua la nota – nonostante esistano consolidate evidenze scientifiche della loro efficacia”. “Il paziente ha lasciato la struttura sanitaria non perché non volesse essere curato – sottolinea l’organizzazione religiosa – ma, stando al racconto dei familiari, perché esasperato per le continue pressioni dei medici secondo cui, a causa del suo rifiuto delle emotrasfusioni, dovesse andarsene”.

Secondo Giacomo La Russa, l’avvocato che assiste la famiglia Messina, non ci sarebbe alcun nesso tra la morte dell'anziano e la sua opposizione alla trasfusione. Il legale ribadisce che il testimone di Geova si è rifiutato di effettuare l’emotrasfusione, non già le cure in toto. “Fin dal giorno della violenza subita – scrive La Russa – [Messina] aveva efficacemente assunto vitamine e proteine per stabilizzare i valori dell’emoglobina in vista dell’intervento chirurgico”. Una vicenda i cui contorni saranno stabili dalla Procura della Repubblica di Agrigento. Del caso si occupa il sostituto procuratore Elenia Manno che, per cercare di fare chiarezza sulle cause del decesso di Messina, ha in primo momento disposto il sequestro delle cartelle cliniche e l’ispezione del cadavere. Nel frattempo, il vicino 71enne è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio preterintenzionale. Sarà fondamentale stabilire il nesso causale tra la caduta, o la mancata trasfusione, e la morte del testimone di Geova.

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