Test Medicina, per il Consiglio di Stato i quiz non sono originali: più di mille i ricorsi
Un'ordinanza del Consiglio di Stato (ordinanza numero 4193/17) potrebbe cambiare le sorti di molti giovani esclusi dal test per Medicina per l'anno accademico 2016/2017. Una studentessa, che aveva partecipato al test l'anno scorso e non aveva superato le prove, aveva presentato ricorso al Tar del Lazio, per delle irregolarità che aveva riscontrato durante l'esame: in particolare l'anomalia riguardava la non originalità delle domande, nonostante, secondo le procedure, il Miur avrebbe dovuto garantire che i quesiti del test fossero inediti. Il Tar, in assenza dei documenti, aveva inizialmente respinto il ricorso.
Ma il Consiglio di Stato, in appello, ha dato ragione alla studentessa palermitana, C.Q., assistita dallo studio legale Leone-Fell: la ragazza è stata riammessa in sovrannumero al corso di laurea in Medicina e odontoiatria. L'ordinanza è arrivata a un anno di distanza dal test. Ma nelle stesse condizioni potrebbero trovarsi almeno altri mille studenti che durante quest'anno ha presentato ricorso. La pronuncia del Consiglio di Stato non determina l'azzeramento del test, la cui legittimità andrà comunque verificata dalla terza sezione del Tar del Lazio. Il mancato annullamento è dovuto soprattutto al rischio di creare un'ingiustizia peggiore: si è preferito evitare possibili ricadute sugli altri studenti che da quest'anno stanno regolarmente frequentando i corsi. Ma potenzialmente migliaia ragazzi che non hanno superato il test di ingresso per l'anno 2016/2017 potranno seguire lo stesso iter. Adesso potrebbero fioccare ricorsi analoghi in tutta Italia.
Il problema è che i 60 quesiti che sono stati somministrati per la prova selettiva, secondo lo studio legale che sta seguendo il caso, sono stati presi dal Consorzio interuniversitario Cineca da altri test già esistenti in commercio, così come hanno raccontato diversi candidati. Già dopo la pubblicazione dei primi risultati si era notato che la media del voto era più che raddoppiata rispetto ai punteggi del 2015 (la media del voto era passata da 31 a 61). Questo probabilmente si è verificato perché molti studenti erano già a conoscenza delle domande, reperibili facilmente in alcuni testi di studio per l'esame disponibili in commercio: i quesiti ministeriali coincidevano in alcuni casi con i quesiti presenti in questi testi. Il rischio a questo punto è che possa esserci stata una disparità di trattamento per i candidati.
Come si legge nel documento del Miur, che contiene la procedura inviata dal ministero al Cineca, fornito solo a luglio, un anno dopo, su ordine del giudice allo studio legale, "Tutti i quesiti dovranno essere inediti, non dovranno essere tratti da banche dati standard a catalogo, dovranno essere predisposti esclusivamente per le prove in oggetto e dovranno essere supportati da adeguata motivazione scientifica". Ed è stata questa la prova che ha dimostrato la tesi di partenza degli avvocati. Inoltre, come si legge più sotto nel testo, "Dovrà essere garantita la totale riservatezza sui processi di elaborazione e conservazione dei quesiti al fine di evitarne ogni forma di divulgazione a terzi o comunque di potenziale conoscenza prima dell'espletamento delle prove". Sembra un controsenso alla luce di quanto si è appreso un anno dopo.
Ma la storia non sembra essersi conclusa qui. Centinaia di segnalazioni sono arrivate anche quest'anno per la nuova prova dello scorso 5 settembre. Anche in questo caso gli aspiranti medici per l'anno 2017/2018 hanno denunciato la non originalità di alcuni quesiti, e centinaia di loro si stanno attivando per fare ricorso. Anche la procedura di quest'anno potrebbe essere falsata. Se le verifiche dovessero dimostrare questa tesi molti dei candidati esclusi potrebbero essere riammessi in sovrannumero.