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La morte di Luca Ventre in Uruguay

“Terrorista” e “amico dei narcos”, la verità è che Luca Ventre era solo un ragazzo ed è stato strangolato

“Terrorista”, “drogato”, “violento”, “poco di buono”, “amico dei narcos”, su Luca Ventre è stato detto di tutto, meno che la verità, fino a oggi: Luca Ventre è morto per asfissia da strangolamento. Non ha dubbi il medico legale Giulio Sacchetti incaricato dal Tribunale di Roma di far luce sulla morte dell’italiano tenuto per il collo per circa 20 minuti nell’ambasciata di Montevideo, in Uruguay, da un poliziotto uruguaiano, oggi indagato per omicidio colposo. E la relazione depositata alla Procura di Roma getta un’ombra su tentativi di depistaggio e strane “sviste”.
A cura di Stela Xhunga
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"Terrorista", "drogato", "violento", "poco di buono", "amico dei narcos", su Luca Ventre è stato detto di tutto, meno che la verità, oggi finalmente emersa: Luca Ventre è morto per asfissia da strangolamento. Non ha dubbi Giulio Sacchetti, il consulente medico legale incaricato dal sostituto procuratore del Tribunale di Roma, Sergio Colaiocco, di accertare "attraverso esame autoptico, epoca cause e mezzi del decesso di Luca Ventre e quant'altro utile ai fini di giustizia". Una giustizia che sembrava ormai persa in Uruguay, a Montevideo, dove Luca Ventre viveva ed è stato ucciso. La mattina dell'1 gennaio 2021 il giovane trentacinquenne si era introdotto nel cortile dell'ambasciata italiana per cercare aiuto in circostanze mai chiarite e lì è stato tenuto per il collo per circa venti minuti da un poliziotto uruguaiano. Un poliziotto uruguaiano che non doveva stare lì, in un luogo, l'ambasciata, che dovrebbe dare protezione, non arrecare morte ai propri cittadini all'estero.

Fanpage.it ha potuto leggere  le 48 pagine della relazione depositata il 19 maggio dal dottor Sacchetti e il quadro che emerge è un tentativo di depistaggio reiterato dalle autorità uruguaiane con la complicità dei medici, uno su tutti, la dottoressa Natalia Bazàn Hernàndez, il medico forense che ha richiesto di eseguire ben due autopsie per ordine della procura di Montevideo, rallentando le indagini, ritardando il rimpatrio della salma in Italia e compromettendo il lavoro autoptico italiano, perché, come scrive lo stesso Sacchetti, "nel contesto di un cadavere già sottoposto ad autopsia – seppellito, esumato, incassato e sottoposto a grossolano trattamento conservativo mediante versamento di formalina liquida sul cadavere e sull’imbottitura di ovatta che lo ricopriva" è oltremodo difficile operare. Ciò nonostante, gli errori, le "sviste" e le evidenze non lasciano alcun dubbio.

Le "sviste" del medico legale uruguaiano

Venti minuti passati con un braccio premuto sul collo, ben due autopsie, eppure gli organi del collo non sono stati dissezionati. Dissezione, questa, che è stata prontamente eseguita in Italia. E come sottolinea con una punta di ironia il dottor Sacchetti a pagina 44 della sua relazione:

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La versione ufficiale, sebbene smentita da un'infermiera dell'Hospital de la Clinica raggiunta telefonicamente da Fanpage.it già a febbraio, parlava di arresto cardiaco dovuto a un arresto cardiaco innescato dal mix di Midazolam e Haloperidol somministrati al pronto soccorso e iniettati sul lato sinistro del collo. Versione, questa, confermata dalla dottoressa Hernàndez, la quale riconduceva la causa principale degli ematomi sul collo proprio alle suddette punture. E sottolineava come la morte molto probabilmente fosse sopraggiunta a causa della cocaina assunta da Luca Ventre, in preda al "delirio agitato". Versione prontamente smentita: nessun segno di agopunture sul lato sinistro.

Sul collo i segni di strangolamento già all'indomani della sua morte

"Tutti gli elementi emersi dalla nostra indagine consentono di poter affermare con assoluta certezza che la prolungata costrizione del collo, esercitata con notevole forza, deve avere causato una marcata compressione delle vie aree, principalmente a livello laringo-tracheale, riducendo notevolmente il passaggio dell’aria, con conseguente ipossia cerebrale", il dottor Sacchetti. E per accorgersene bastava guardare le foto scattate in obitorio all'indomani della morte.

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"Drogato", di Luca Ventre si è detto che era solo un drogato

Così è stata attribuita alla cocaina la responsabilità del decesso, senza mai verificarne nemmeno le tracce in corpo. Un pressapochismo che "desta meraviglia":

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"Tutti gli elementi emersi dalla nostra indagine consentono di poter affermare con assoluta certezza che la prolungata costrizione del collo, esercitata con notevole forza, deve avere causato una marcata compressione delle vie aree, principalmente a livello laringo-tracheale, riducendo notevolmente il passaggio dell’aria" scrive nelle conclusioni il dottor Sacchetti. E che "tale condizione, associata agli affetti della cocaina che il soggetto aveva sicuramente assunto, deve avere scatenato l’agitazione psicomotoria che, a sua volta, potrebbe avere avuto una incidenza causale nel determinismo della morte del Ventre, che, giova ripeterlo, fu causata principalmente da un’asfissia meccanica, violenta ed esterna, riconducibile alle prolungate manovre costrittive esercitate con notevole forza sul collo del soggetto". La verità è che Luca Ventre è morto dopo essere stato strangolato e che lascia una bambina di nemmeno 10 mesi. Una verità per cui la famiglia Ventre ha lottato strenuamente, con ogni mezzo, da sola. "Ora giochiamo a carte scoperte, vediamo se l’Italia deciderà di stare dalla parte della verità e della giustizia o continuerà a voltarsi dall’altra parte anche adesso di fronte alle prove e alle evidenze scientifiche che non lasciano dubbi", dice il fratello, Fabrizio Ventre.

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