Terremoto: Vitaliana è la nonna di un Paese intero
Nei terremoti alla fine si frugano anche le storie, inevitabilmente. Dalle macerie evapora la fotografia di un Paese con tutte le sue generazioni, i dolori e gli eroismi. Gli eroismi minimi tra Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto sono da tessere con sensibilità e cura; noi che scriviamo per mestiere siamo qui, nei giorni dello sbriciolamento, con il modesto compito di diseppellire nomi, visi, ricordi e speranze. Siamo, in fondo, i rigattieri dei sentimenti. Una cosa così.
Nonna Vitaliana ospitava i nipoti, Samuele e Leone. A Pescara del Tronto che oggi sembra anche lei una città bombardata dal basso. I bambini vivono a Fregene ma la visita alla nonna è un appuntamento fisso. Non è un periodo florido per i nonni qui da noi, ora che la modernità è diventata un metro di giudizio per considerare il valore personale. Non deve nemmeno essere facile per loro, gli anziani, essere memoria vivente di un Paese che teme la memoria sperando così di svicolare dalle sue responsabilità. Non è nemmeno un'epoca di leale gratificazione, se ci pensate: mentre i più anziani svolgono la funzione dello stato sociale (si occupano della famiglia, dei nipoti, riaccolgono i figli disoccupati, sono la rete di salvataggio di mariti impoveriti e separati, garantiscono un approdo qualsiasi cosa succeda) nel dibattito pubblico gli anziani sono le loro malattie e le loro pensioni. Costi. Gli anziani costano. Il messaggio è spesso questo.
Dicono che un terremoto rimanga nelle ossa per sempre. Gli aquilani ieri hanno sobbalzato vedendo le immagini di queste ore. Anche per questo la loro solidarietà è esplosa senza bisogno di organizzazione: tra le macerie molti volontari sono i sopravvissuti dei terremoti scorsi come se volessero scontare e restituire la propria salvezza.
Lei, nonna Vitaliana, quando di notte ha sentito il fracasso del pavimento che si sposta, ha sfogliato le pagine di una vita intera fino al capitolo della protezione. La protezione è una materia che non si impara solo sui libri, la protezione è un tendine che si tempera con l'esperienza e il dolore. Quella voce che ha bisbigliato all'orecchio di Vitaliana di prendere i nipotini e rifugiarli sotto al letto (e lei sopra di loro a fare da scudo) è la voce dei nonni. Quella cosa lì.
Samuele e Leone li hanno estratti vivi. Vivi come si può essere vivi dopo una casa che ti è entrata in gola, certo, ma vivi. Solo dopo sono riusciti a disincastrare nonna Vitaliana. Se ci si può immolare restando vivi Vitaliana è la nonna protettiva di un Paese intero, con la stessa trama di quelle storie che vanno scritte perché fanno bene al cuore, rifocillano la speranza dando la sensazione di poter ricostruire.
Suo marito, nonno Vito non ce l'ha fatta. Però c'è vita, lì fuori dalle macerie. E quanta vita c'è dentro questa generazione di nonni che non hanno mai la ricompensa di non dover correre e soffrire. Curare. In un Paese che troppo spesso sembra non volere averne cura.