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Terremoto: quanti sono gli sfollati e che sarà di loro nei prossimi mesi

Sono almeno 22mila gli sfollati assistiti dal sistema di Protezione Civile, mentre altre migliaia di persone hanno optato per l’autonoma sistemazione.
A cura di Davide Falcioni
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Borghi cancellati dalle carte geografiche come Arquata del Tronto e Castelluccio, città universitarie gravemente lesionate come Camerino, altre cariche di arte e storia come San Severino e Visso ferite per sempre: i terremoti del 26 e 30 ottobre hanno lasciato cicatrici indelebili in un'ampia area del Centro Italia: se la scossa del 24 agosto, infatti, aveva provocato molti morti (quasi 300) ma un numero relativamente basso di sfollati, nell'ordine delle poche migliaia, gli ultimi sismi hanno decisamente peggiorato una situazione che faticosamente era sembrata andare a "regime": sono infatti 22mila gli sfollati censiti ad oggi dal sistema di Protezione Civile, anche se il numero potrebbe essere destinato a crescere dal momento che le persone che non hanno più una casa si trovano, talvolta, in frazioni di montagna e "case sparse" a chilometri di distanza da piccoli centri abitati.

In una nota, la Protezione Civile ha fatto sapere che "sono quasi 15.400 le persone assistite nell’ambito del proprio comune: di queste, quasi 14mila in palazzetti, centri polivalenti e strutture allestite ad hoc, oltre 1.400 invece in strutture alberghiere o agriturismi sul territorio. Sono, poi, circa 6.700 le persone accolte presso le strutture alberghiere: seimila di queste sono alloggiate lungo la costa adriatica mentre poco meno di settecento sono quelle alloggiate nelle strutture ricettive individuate in Umbria. Infine, circa duecento persone fra Lazio, Marche e Umbria sono assistite in tenda".

Solo per quanto concerne le Marche gli assistiti sono 17.500, mentre in Umbria 3.300, nel Lazio 800 e in Abruzzo 500. I dati, tuttavia, sono in continuo aggiornamento e soprattutto non prendono in considerazione quanti, pur essendo stati costretti a uscire dalla propria casa, hanno optato per l'autonoma sistemazione in affitto rinunciando, di fatto, al sostegno della Protezione Civile: i numeri in tal senso non sono stati ancora comunicati, poiché in aggiornamento pressoché costante, ma con certezza è possibile stimare che si tratta di migliaia di persone. Per non parlare poi delle tante famiglie che sfuggono a qualsiasi censimento e che, pur di non lasciare le proprie case, alloggiano in situazioni a dir poco avventurose: baracche, vecchie roulotte sistemate alla bell'e meglio per l'occasione, qualcuno addirittura in tenda. Sono soprattutto quelli che hanno ignorato le ordinanze di evacuazione dei comuni e si preparano a ingaggiare una vera e propria sfida contro nuove possibili scosse di terremoto e soprattutto temperature che facilmente sui Monti Sibillini scendono a 15 gradi sotto lo zero.

In questo quadro negli ultimi giorni è decisamente cambiata la strategia del governo nell'approccio alla crisi: se dopo il sisma di agosto, infatti, erano stati previsti tre step – tendopoli, hotel e a primavera i cosiddetti Sae (soluzioni abitative emergenziali) – nell'ultima settimana, anche grazie alle pressanti richieste dei comitati di cittadini sfollati, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha garantito l'arrivo di container in cui passare l'inverno, un po' come avvenne dopo il terremoto che colpì le stesse zone nel 1997. Una scelta che potrebbe consentire a migliaia di persone di uscire dagli hotel e riappropriarsi delle loro città e dei loro borghi.

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