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Terremoto, la storia di Peppina, 95 anni: “Mi sono ricostruita casa, ma ora vogliono demolirla”

I familiari dell’anziana le hanno ricostruito a regola d’arte una casetta in un terreno edificabile, affinché potesse “morire guardando i suoi monti”. A causa di un problema burocratico però ora il rischio è che l’abitazione venga demolita.
A cura di Davide Falcioni
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In un Paese in cui l'abusivismo edilizio è tutt'altro che una rarità, in una regione, le Marche, dove per anni sono stati autorizzati – a norma di legge – distese di pannelli solari e capannoni industriali tra le colline e i monti Sibillini, e in un parco naturale nel quale in un batter d'occhio è stato dato l'ok alla costruzione della fabbrica Tods di Diego Della Valle (ad Arquata del Tronto, comune a cavallo di due parchi naturali),  Peppina Fattori, terremotata di 95 anni, sopravvissuta al terremoto rischia di venire cacciata dalla casetta dove ha scelto di vivere.

Nelle scorse settimane le figlie avevano assecondato la sua richiesta di continuare a vivere a San Martino di Fiastra, in provincia di Macerata, acquistando di tasca loro una casetta di legno e adagiandola a regola d'arte su un terreno privato edificabile. Ora quell'abitazione, dove Peppina vuole continuare a vivere, "per morire guardando i suoi monti", rischia di essere demolita perché costruita prima che l'iter burocratico delle autorizzazioni giungesse a termine.

La lettera della figlia: "Così abbiamo costruito da soli la casetta per nostra madre"

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"La sera del 26 ottobre – racconta la figlia, Gabriella Turchetti, in una lettera aperta pubblicata da Cronache Maceratesi – siamo andati a prendere mia madre, che viveva sola a San Martino, una frazione di Fiastra. Le abbiamo risparmiato il dramma di vedere la sua casa sbriciolarsi". Dopo aver vissuto per sette mesi insieme alle figlie "nulla è stato più forte della nostalgia per la casa. Contro il nostro volere, è tornata a San Martino, in un container acquistato nel 1997 per l’altro terremoto. Condizioni di vita al limite della sopravvivenza, senza servizi igienici, senz’acqua né energia elettrica". I suoi familiari hanno quindi acquistato un box sanitario, allacciando l’acqua, l’elettricità e il telefono. Con il caldo e le temperature raggiunte la scorsa estate la situazione era al limite, soprattutto per una 95enne

"Mio marito – continua Gabriella – ha un’area edificabile vicino alla casa di mia madre, e così ci siamo attivati per costruirvi una casetta di legno. Siamo andati più volte in Comune per le pratiche, ma i tempi per il rilascio della concessione edilizia erano troppo lunghi. Così, vedendo anche che queste casette stavano sorgendo ovunque, con le rassicurazioni del sindaco abbiamo avviato i lavori. Abbiamo commissionato un’indagine geologica, abbiamo rispettato le distanze dalle strade, abbiamo avuto il parere favorevole del Parco per gli interventi sulla vegetazione, abbiamo prodotto in sanatoria a firma di un ingegnere la pratica al genio civile di Macerata e la casa in tempi record ha avuto la luce".

Poi è arrivata la burocrazia: dopo una segnalazione dei Carabinieri il Comune di Fiastra ha emesso un'ordinanza per interrompere i lavori, "ma ormai era quasi tutto fatto, e così all’inizio di agosto abbiamo potuto strappare mia madre ai 50 gradi del container". Peppina Fattori ora vive lì. "Nel container morivo dal caldo, era insopportabile. Nella casetta sto bene. Fino a che non mi aggiustano casa, voglio stare qui. Solo qui sto bene. Perché vogliano mandarmi via proprio non lo capisco".

La casetta di legno è stata ora posta sotto sequestro "sembra perché la pratica è ferma al genio civile. Non si è tenuto conto che in mezzo c’è stato agosto, un’emergenza terremoto: c’è una 95enne che chiede di morire guardando i suoi monti. Se avessimo voluto costruire una casa per le vacanze avremmo seguito l’iter, ma qui il tempo non c’era". Ora il rischio concreto è che in tempi rapidi si arrivi alla demolizione della casetta.

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