Terremoto, le aziende agli operai: “Se volete lavorare firmate la liberatoria”
Quello in Emilia Romagna è stato già ribattezzato il terremoto infinito. Anche ieri, nel giorno del lutto per ricordare le 24 vittime dall'ondata sismica che si è abbattuta in tutta l'Italia del Nord, sono state registrate circa 70 scosse. Tornare alla normalità non è semplice per gli operai padani impegnati nei capannoni e nelle fabbriche. Ma meglio rischiare la vita, che il posto di lavoro. E la paura e l'inquietudine, probabilmente non sono gli unici sentimenti che animano queste persone. C'è anche la rassegnazione. La Cgil regionale ha riportato la segnalazione di alcuni dipendenti di aziende emiliane che, per tornare a lavorare, sono stati costretti a firmare una liberatoria con la quale si assumevano responsabilità in caso di nuove scosse. Lo segnala l'edizione bolognese di Repubblica, citando il documento presentato ai lavoratori della Forme Physique di Carpi, nel modenese, nel quale si legge: «Ciascun dipendente che ritiene opportuno continuare a svolgere la propria attività libera la proprietà da qualsiasi responsabilità penale e civile».
Questa la lettera presentata ai lavoratori dell'azienda in provincia di Modena:
«Un dramma nel dramma, una vergogna», è il commento di Antonio Mattioli della Cgil. «Non ci sono aggettivi per definire questo comportamento – continua il sindacalista – questa e altre richieste del genere finiranno direttamente al procuratore di Modena Vito Zincani che conduce le indagini sui morti sul terremoto». Da parte sua, l'azienda d'abbigliamento di Carpi spiega di essere giunta a tale provvedimento dopo che la Protezione Civile ha chiesto loro di assumersi la responsabilità degli accertamenti per la sicurezza. In altre parole è lo stesso titolare dell'azienda che deve assicurare la sicurezza dei propri impianti, anche per mezzo dell'assunzione di tecnici privati, così da accelerare i controlli.