Terremoto L’Aquila, il padre di Nicola Bianchi morto nel sisma: “Per i giudici è colpa sua, sentenza disumana”

I familiari delle vittime del terremoto de L’Aquila avvenuto circa 15 anni fa non avranno nessun risarcimento e dovranno pagare le spese legali. A deciderlo è stata la Corte d’Appello secondo la quale i 7 studenti morti nel sisma sarebbero deceduti per colpa di loro “comportamenti incauti”. Secondo i giudici, i 7 ragazzi assunsero una “condotta incauta” la notte del sisma rimanendo a dormire nelle loro case.
A cura di Simona Berterame
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Nicola Bianchi, 22 anni
Nicola Bianchi, 22 anni

"Una sentenza disumana, come possono dare la colpa a sette ragazzi che sono morti tra le macerie?". A parlare è Sergio Bianchi, padre di Nicola (22 anni) una delle vittime del sisma de L'aquila, a poche ore dalla sentenza della Corte d'Appello che ha negato il risarcimento per i familiari di sette vittime (tutti studenti) poiché questi ultimi hanno assunto una "condotta incauta".

I sette ragazzi rimasero a casa, quella notte di 15 anni fa, quando alle 3.32 arrivò la scossa. E c'è di più. I familiari delle vittime sono stati condannati a pagare pure le spese legali: 11 mila euro per il primo grado e 13 per il secondo. La Corte d'Appello de L'Aquila ha confermato il pronunciamento di primo grado che aveva scagionato la Presidenza del Consiglio dei ministri da ogni responsabilità per la morte di 7 studenti in vari crolli nel terremoto di circa 15 anni fa.

I messaggi per tranquillizzare i ragazzi all'Aquila

"A lui e agli altri studenti dissero di dormire sereni a casa perché non c'era alcun pericolo. Ho parlato al telefono con mio figlio poche ore prima e mi aveva rassicurato dicendomi che erano venuti gli scienziati a L’Aquila e gli avevano detto di stare tranquilli. – racconta il padre del giovane, Sergio Bianchi – Io ho denunciato la commissione Grandi Rischi e oggi è arrivata questa sentenza che non è altro che una vendetta per colpire me".

In questo processo, in entrambi i gradi di giudizio, non è stato infatti riconosciuto il nesso causale tra la condotta delle vittime e i messaggi rassicuranti lanciati cinque giorni prima del sisma dalla commissione Grandi Rischi. In parole povere, rientrare in casa quella notte è stata una loro scelta secondo i giudici. "Ma io non mollo – annuncia ancora Sergio Bianchi – e farò ricorso in Cassazione. Dopo 15 anni non credo più nella giustizia italiana, ma non voglio smettere di lottare".

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