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Terremoto in Emilia: il bilancio del day-after tra vittime, sfollati e danni

Sette morti, decine i feriti e migliaia gli sfollati. Devastate chiese, rocche e torri millenarie. Danni a fabbriche, fienili e stalle, con lambrusco e parmigiano da buttare. Sempre vivo il rischio sciacallaggio. Intanto a Ferrara arriva il premier Monti e dichiara lo stato di emergenza.
A cura di Biagio Chiariello
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Terremoto in Emilia il bilancio del day-after tra vittime sfollati e danni vari

Piano piano va riducendosi l’intensità delle scosse nella pianura padana. L'ultima più significativa (magnitudo 3) è stata percepita, stamattina, poco dopo le 10. Ma questa è forse l'unica notizia positiva che arriva nel day after del terremoto in Emilia Romagna. I morti sono sette (quattro operai,una donna tedesca di 37 anni, una ultracentenaria e un'altra anziana colpita da ictus subito dopo la scossa notturna), i feriti una cinquantina, gli sfollati ammontano invece a migliaia. Il presidente della Regione, Vasco Errani, ha fatto il punto della situazione, spiegando che la scossa principale, quelle delle 4, di magnitudo 5.9 con una profondità di 6,3 chilometri, è stata «molto vicino alla superficie il che ha prodotto una maggiore intensità dei danni».

Queste le cifre di Errani sugli sfollati:

Complessivamente nella notte tra domenica e lunedì sono state ospitate nei campi e nelle strutture di prima assistenza di protezione civile 4.914 persone di cui 1.288 nel ferrarese, 266 nel bolognese, 3.360 nel modenese e sono in fase di completamento entro la mattinata di oggi ulteriori strutture per fornire assistenza ad altre 1.310 persone.

SENZATETTO TRA OSPEDALI ED AUTO – Per tutte queste persone rimaste senza un tetto, sono stati sgomberati i presidi ospedalieri di Finale Emilia e Mirandola. Centri di accoglienza sono stati organizzati in numerose scuole e palazzetti dello sport nel modenese. E i volontari della protezione civile stanno montando le tende sotto una pioggia battente, un vento forte ed una temperatura intorno ai 10 gradi. Ma i posti letto potrebbero non bastare.  Così molti, vanno a passare la notte a casa di amici e parenti. Per i più sfortunati il nuovo rifugio è diventata l'automobile. In particolare a Sant'Agostino, San Felice sul Panaro e Finale Emilia, sono pochissime, le vetture che non contengono coperte, cuscini e bottiglie d'acqua.

STATO D'EMERGENZA – Il governatore Errani non ha potuto esimersi dal sottolineare che i danni sono «ingentissimi per le abitazioni, le imprese, i centri storici e i beni culturali. I danni sono quelli che sono, inutile fare stime. Vogliamo essere rigorosi e seri per poter definire il percorso della ricostruzione» E ha concluso: «Avvieremo un confronto col governo, stiamo studiando un meccanismo per anticipare i finanziamenti necessari a ripristinare l’attività produttiva, prevediamo l’attivazione degli ammortizzatori in deroga dove sarà necessario». Il Governo ha fatto sapere che non lascerà sole le autorità locali.  Il premier Mario Monti, tornato appositamente da Chicago, si recherà stasera a Ferrara, con il ministro Cancellieri, e domani mattina farà una visita delle aree terremotate. Il professore farà poi rientro a Roma dove è previsto un cdm per proclamare lo stato di emergenza in Emilia.

SULLE MORTI, LA MAGISTRATURA FARA' IL SUO CORSO -Tuttavia il malcontento nei confronti delle istituzioni da parte delle popolazioni emiliane colpite dal sisma è palese. L'impressione diffusa è che non sia stato fatto abbastanza in termini di sicurezza e protezione civile. «Adesso la magistratura farà il suo corso, ma la mancata sicurezza nel posto di lavoro non può essere “derubricata” come fatalità: su come vengono costruite le fabbriche e sul “meno costa, meglio è” bisogna fare chiarezza», è il duro commento di Antonio Mattioli, responsabile delle Politiche industriali della Cgil dell’Emilia Romagna, sui quattro operai morti nel Ferrarese. «Nessuno vuole speculare sull’evento imprevedibile e sulla morte -aggiunge Mattioli – ma morire perché le fabbriche non stanno in piedi non è sopportabile, è inaccettabile».

200 MILIONI DI DANNI PER LA COLDIRETTI -Fabbriche, stalle, fienili e serre crollate o lesionate, danni ai macchinari, animali imprigionati sotto le macerie. La Coldiretti ha diffuso una prima stima dei danni fatti dal terremoto in 200 milioni di euro. Ingenti i "danneggiamenti" denunciati anche dagli stabilimenti di Parmigiano Reggiano e Grana Padano: oltre 500 mila forme di forme del noto formaggio italiano sono cadute a terra per il cedimento delle "scalere", le grandi scaffalature di stagionatura. Danneggiati diversi laboratori produttivi nella zona del Lambrusco, persi molti litri di aceto balsamico. Centinaia sono gli edifici rurali colpiti dalle scosse, secondo quanto rilevato dalla Confederazione italiana Agricoltori. Innumerevoli sono, invece, i danni al patrimonio artistico. Nel comune di Sant’Agostino sono crollati numerosi palazzi storici, per esempio quello del Comune; a San Felice sul Panaro, invece, sono caduti alcuni edifici di grande interesse artistico, come la Torre della Rocca. Per non parlare delle chiese, i castelli, le torri e le rocche crollate.

SCIACALLI SEMPRE IN AZIONE – C'è poi da mettere in conto il rischio sciacallaggio. Il questore di Ferrara, Luigi Mauriello, ha già lanciato l'allarme, sottolineando come ieri diverse persone «andavano di casa in casa a citofonare ed avvertire di non rientrare e lasciare tutto» nelle case pericolanti, dato il rischio di «altre scosse». Queste persone sono sciacalli. In questi casi, afferma Mauriello «bisogna chiamare le centrali operative delle forze di Polizia che controlleranno se queste segnalazioni sono veritiere o meno».

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