Terremoto in Emilia, che fine fanno i soldi donati con gli sms?
Dove vanno a finire i soldi che doniamo attraverso gli sms inviati con i nostri cellulari? Siamo proprio sicuri che arrivino a destinazione? E che fine fanno le centinaia di migliaia di euro che transitano verso i conti correnti creati proprio per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto? Quali garanzie abbiamo e come possiamo controllare che il nostro aiuto sia effettivamente "incanalato" nei giusti binari? Perché se queste sono le domande che in tanti italiani si fanno (in tali drammatiche evenienze), è anche a causa del clima di "scetticismo misto a pregiudizio" nel quale ormai viviamo costantemente. E peraltro, in maniera del tutto logica, almeno considerando i recenti episodi di malcostume ed indecenza del Belpaese. Tuttavia, come ben messo in evidenza da Marco Castelnuovo su La Stampa, non guasta fare un po' di chiarezza e rendersi conto dell'inutilità del "vedere dietrologia dove non c'è". Ma andiamo con ordine:
Quanti soldi sono stati raccolti finora tramite sms? Fino a questo momento per il terremoto in Emilia sono stati raccolti circa 9,5 milioni di euro. La cifra è aggiornata costantemente dalla Protezione civile (a questo indirizzo) che ricorda ovviamente che sulle cifre non grava l'Iva e nessuna quota andrà agli operatori di telefonia (che tra parentesi comunicano direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri l'ammontare della raccolta). Va anche detto che "tecnicamente" i soldi donati verranno versati nelle casse della Protezione Civile entro 60 giorni dalla data dell'invio dell'sms. La raccolta su conti correnti postali e bancari, (ricordiamo che ogni versamento deve essere accompagnato dalla causale “Contributo per il terremoto 2012 in Emilia-Romagna”) è invece direttamente incamerata dalla Presidenza della Giunta Regionale dell'Emilia Romagna, con fondi immediatamente disponibili.
Quale sarà la destinazione dei fondi? – Da questo punto di vista la Protezione Civile è in grado di garantire la massima trasparenza, come testimonia anche il caso L'Aquila, tanto discusso in questi giorni. A dar vita a qualche polemica in particolare è stata la decisione di stanziare parte dei fondi raccolti (circa 5 milioni su un totale di oltre 68) per il progetto "Microcredito per l'Abruzzo", coordinato dalla onlus Etimos, in partnership con Consorzio Etimos, Abi (Associazione bancaria italiana), Federazione delle BCC di Abruzzo e Molise, Associazione Qualità e Servizi, Caritas diocesana dell'Aquila. Soldi che "non vengono utilizzati direttamente nell'attività di finanziamento, bensì come garanzie per la concessione di prestiti erogati attraverso il sistema bancario locale". Una iniziativa che sembra funzionare a più livelli, dal momento che stando al resoconto di Barbara Ganz sul sole24ore:
Nessuna insolvenza e pochissimi ritardi nel pagamento delle rate su oltre 3 milioni e 830mila euro di crediti erogati da gennaio 2011 a oggi, un totale di 191 finanziamenti suddivisi fra imprese (114), cooperative (9) e famiglie (68), per un ammontare medio che si attesta rispettivamente intorno a 27mila, 38mila e 5.600 euro.
Ovviamente è presto per dire se anche in Emilia Romagna si adotterà un sistema simile, ma quel che è certo è che non siamo di fronte all'ennesimo "scandalo all'italiana", con un sistema magari da snellire ma che sembra garantire trasparenza e una certa efficacia. E' chiaro che un simile discorso non può essere invece allargato in maniera frettolosa a tutta quella serie di "raccolte fai da te", "eventi benefici di provenienza incerta" su cui ogni tipo di controllo risulta estremamente problematico. E il rischio sciacallaggio è sempre dietro l'angolo…