Terremoto Emilia, imprenditore arrestato: “Speriamo sia botta forte così creiamo lavoro”
“Speriamo che arrivi la botta forte, così si crea lavoro”. È la frase riferita da un imprenditore edile alla moglie nel maggio 2012 mentre parlava del terremoto che poche ore prima aveva colpito l'Emilia Romagna e il Mantovano provocando danni, morti e feriti. Il particolare agghiacciante è emerso durante un'inchiesta sui rapporti tra ‘ndrangheta, economia e istituzioni locali nel nord Italia che ha portato all'arresto tra gli altri dello stesso imprenditore. Nell'ambito degli accertamenti a suo carico, infatti, l’imprenditore Antonio Muto era stato messo sotto controllo dagli inquirenti che intercettavano le sue conversazioni telefoniche e ambientali. Proprio durante una delle conversazioni in auto con la moglie l'uomo è stato sentito mentre riferiva alla consorte: "Speriamo che arrivi la botta forte, se arrivasse almeno un minuto, un minuto ne fa di danni. Insomma, si crea del lavoro”. L’intercettazione ambientale è finita così agli atti dell’inchiesta coordinata dall’antimafia di Brescia e pubblicate oggi dalla Gazzetta di Mantova.
L'inchiesta sulla lottizzazione a Mantova
Le intercettazioni oltre a fare emergere per l’ennesima volta come certi imprenditori senza scrupoli speravano di lucrare sul terremoto che aveva colpito l'Emilia e parte della Lombardia, hanno portato alla luce anche una rete di connivenze per appalti e lavori pubblici. Tra gli indagati dell'inchiesta figurano tra gli altri il Sindaco di Mantova, Nicola Sodano, due ex senatori dell'allora Pdl, Luigi Grillo e Franco Bonferroni, e il presidente emerito del Consiglio di Stato Pasquale De Lise. Secondo l'accusa, il gruppo avrebbe intessuto una rete per far pressioni sul Consiglio di Stato e sul ministero per i Beni Culturali in modo da ottenere il via libera per la lottizzazione della sponda sinistra del lago Inferiore di Mantova.