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Terremoto in Centro Italia del 18 gennaio 2017

Terremoto, consegnate solo 77 stalle su 635. Allevatori sul piede di guerra

Nelle aree terremotate sono molti gli allevatori che non hanno ancora ricevuto le stalle dove ricoverare i loro capi di bestiame.
A cura di Davide Falcioni
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Che la terra che continua a tremare desti, a ragione, non poche preoccupazioni tra gli abitanti del Centro Italia appare scontato. Che gli effetti dei continui terremoti avrebbero interessato anche gli animali era forse meno scontato: stando a un monitoraggio realizzato dalla Coldiretti nel "cratere" pecore e mucche hanno ridotto del 30% la produzione di latte, e anche gli aborti sono aumentati. Lo studio è stato effettuato sulle 77 – delle 635 previste – stalle mobili installate nei comuni maggiormente colpiti dai sismi degli ultimi mesi. Solo il 12% delle strutture sono quindi state montate in quello che l'associazione di categoria definisce un "inaccettabile ritardo" che ha fatto salire a più di mille il conto degli animali morti, feriti e abortiti nelle zone terremotate. I proprietari degli allevamenti non sanno dove ricoverare gli animali, tanto che molti sono stati costretti a svenderli.

Secondo Coldiretti, in totale sono circa 3mila le aziende agricole e le stalle in difficoltà nelle aree di Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo colpite dal terremoto, con centomila animali allevati, che alimentano un fiorente indotto agroindustriale. I disagi degli ultimi mesi hanno ovviamente messo a rischio i pregiati formaggi del territorio, dal pecorino di Farindola al pecorino canestrato di Castel Del Monte, ma anche altre tipicità celebri, dalla lenticchia di Castelluccio al pecorino dei Sibillini, dal Vitellone Bianco Igp alla patata rossa di Colfiorito.

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