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Terremoto Centro Italia, Ingv: “Sequenza sismica potrebbe durare a lungo”

Secondo il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni, abbassare la guardia può essere pericoloso. A suo dire non si possono escludere nuovi eventi importanti.
A cura di Susanna Picone
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La sequenza sismica che si è attivata nelle regioni del Centro-Italia il 24 agosto scorso, quando un terremoto ha provocato quasi 300 vittime, potrebbe “durare a lungo” e “non si possono escludere nuovi eventi importanti”. Lo ha detto oggi a Roma il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni, in un incontro organizzato dalla Stampa estera. Secondo il presidente dell’Ingv, dunque, “abbassare la guardia può essere pericoloso”. Doglioni ha detto anche che la ricerca sui terremoti e i vulcani in Italia necessita di fondi. Non ci sono soldi sufficienti – ha spiegato – per finanziare le attività scientifiche. “L'esplorazione spaziale costa miliardi, mentre l'Ingv non ha finanziamenti per vivere”, ha aggiunto riferendosi al fondo di 50 milioni l'anno destinato all'ente e dicendo di trovarsi “in serissima difficoltà, al punto che non sappiamo come fare il bilancio”. “Riusciamo a pagare gli stipendi e a curare la manutenzione degli strumenti. Vorremmo – ha proseguito – quell'extra che ci servirebbe per fare più ricerca, invece non riusciamo ad arrivare a fine anno”.

“Sappiamo dove i terremoti colpiranno” – In merito ai terremoti, Doglioni ha ricordato come sia impossibile prevederli ma si può dire dove – non quando – è più probabile che possa avvenire un sisma con una certa magnitudo. Alla luce di queste conoscenze, ha aggiunto il presidente Ingv, potrebbero essere integrate le attuali mappe della pericolosità sismica, che contengono i dati che definiscono quanto il territorio in cui viviamo sia soggetto agli effetti dei terremoti. “Auspico – ha detto ancora – che in futuro si possa aggiungere a questa carta anche le conoscenze relative alla stima della magnitudo”, con l'indicazione delle aree in cui è più probabile che si verifichino i terremoti maggiori. Alla luce delle conoscenze finora disponibili, si osserva che le aree nelle quali si osserva una deformazione minore sono quelle in cui la faglia sta accumulando una maggiore quantità di energia. Quindi è in queste zone che potrebbero avvenire i terremoti: “Questo vale – ha osservato – per il sisma de L'Aquila del 2009 come per i terremoti di questi giorni nell'Italia centrale”.

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