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Terremoto Amatrice, il profugo che aspetta il fratello sotto le macerie: “So che è vivo”

La storia di Zia, afghano arrivato dall’Austria per cercare il fratello disperso nel comune del Reatino devastato dal sisma. Da una settimana non fa altro che assistere al lavoro dei vigili del fuoco nella zona in cui abitava il fratello Sayed.
A cura di B. C.
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Erano trenta i rifugiati politici accolti ad Amatrice, il piccolo comune del reatino colpito dal sisma del 24 agosto. Quasi tutti sono riusciti a mettersi in salvo, ma di uno ancora non si hanno notizie. Sayed, di nazionalità afgana, potrebbe ancora essere sotto le macerie della casa in cui viveva nel centro devastato dal terremoto. Proprio per questo motivo il fratello, Zia è arrivato in Italia dall'Austria da circa una settimana fa. Da allora non ha fatto altro che guardare i vigili del fuoco al lavoro nella zona dove è precipitata la casa in cui abitava Sayed: la palazzina è crollata dopo le scosse ed è finita nel dirupo sulla quale si affacciava.

L’uomo potrebbe essere l’ultimo disperso del sisma che ha distrutto diversi comuni del Centro Italia. "Sarà vivo in qualche angolo là sotto, lo so", dice Zia al Corriere della Sera. Il fratello in Afghanistan "ha lasciato la moglie e tre figli", che è "legatissimo a nostro padre, vecchio e malato" e che è arrivato in Italia probabilmente "come arrivano quasi tutti gli afghani", cioè via terra. Sayed era arrivato ad Amatrice da pochi mesi, grazie al programma Sprar, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati costituito da una rete di associazioni locali che realizzano progetti di ‘accoglienza integrata’ in piccoli numeri. Gli amici di Sayed, che sono riusciti in qualche modo a salvarsi, raccontano che "aveva avuto il permesso per andare a lavorare in una pizzeria a Torino" ma "aveva rinviato la partenza perché voleva dare una mano per la sagra degli spaghetti all'amatriciana".

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