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Terra dei Fuochi: un “bollino di qualità” per i terreni, ecco il piano

In occasione della prossima riunione interministeriale si parlerà della strategia da adottare per il monitoraggio dei terreni considerati a rischio.
A cura di B. C.
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Un ‘bollino di qualità' per certificare la qualità dei terreni e dei prodotti che sono coltivati nella Terra dei Fuochi. Come scrive oggi il Mattino, se ne discuterà nella prossima riunione interministeriale durante la quale verrà individuata una strategia, articolata in cinque fasi, finalizzata al monitoraggio di tutti i terreni coltivabili considerati a rischio nel territorio, compreso tra la provincia di Napoli e la provincia di Caserta, interessato da continui roghi tossici appiccati alle discariche abusive che proliferano in tutta la zona. Per arrivare al certificato di qualità sarò necessario superare una serie di verifiche, coordinate dal Corpo Forestale, che vedranno coinvolte diversi enti ed istituzioni. L’incontro si svolgerà domani anche a seguito delle proteste e le polemiche per lo stop improvviso nei controlli, già pianificati ma bloccati prima ancora di cominciare. I risultati dei esami saranno comunicati ai ministri competenti per l’adozione delle eventuali misure di interdizione dei terreni che risulteranno contaminati.

La Terra dei Fuochi

La Terra dei Fuochi è un’area estesa tra le province di Napoli e di Caserta. Riguarda direttamente popolosi comuni: Scampia, Ponticelli, Giugliano, Qualiano, Villaricca, Mugnano, Melito, Arzano, Casandrino, Casoria, Nola, Caivano, Grumo Nevano, Acerra, Marigliano, Pomigliano; e ancora, nel casertano, i comuni di Parete, Casapesenna, Villa Literno, Santa Maria Capua Vetere, Casal di Principe, Aversa, Lusciano, Marcianise, Teverola, Trentola, Frignano, Casaluce. In questi territori ci sono una quantità di discariche abusive, piena campagna, ma anche lungo le strade. Quando una discarica si satura, per “creare” lo spazio per i rifiuti successivi, si brucia tutto. La maggior parte dei rifiuti “smaltiti” in questo modo sono cosiddetti “speciali”, cioè quelli derivanti da attività agro-industriali, di costruzione, artigianali, da attività commerciali o di servizio. Sono i rifiuti più pericolosi e inquinanti. In questi traffici e speculazioni i clan della camorra avrebbero giocato un ruolo da protagonisti.

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