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Terra dei Fuochi, nuovo sequestro a Caivano

Poche settimane fa il dissequestro dei prodotti dei 15 fondi agricoli: erano risultati sani. Oggi nuovi sequestri in quell’area.
A cura di Gaia Bozza
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Terra dei Fuochi:  continua l'azione della magistratura a Caivano, in provincia di Napoli. Poche settimane fa il dissequestro dei prodotti dei 15 fondi agricoli sequestrati: i prodotti sono risultati sani, ma il dissequestro tardivo ha scatenato la rabbia dei produttori coinvolti.

Poco lontano da quei fondi, oggi il Corpo Forestale effettua un nuovo sequestro, per i medesimi motivi: a seguito di analisi effettuate sulle acque di un pozzo, che serve circa 5 ettari di terreni agricoli, è stata riscontrata la presenza oltre limite di alcuni parametri di floruri, manganese, tricloroetano e in particolare tetracloroetilene.  "Il sequestro preventivo si è reso necessario – si legge  nella nota della Procura di Napoli – al fine di prevenire pericoli per la salute pubblica, in quanto sui fondi di cui trattasi è presente una coltivazione serricola di prodotti ortofrutticoli prossimi alla raccolta". Il pozzo sequestrato insiste sulla stessa falda acquifera. L'ipotesi di reato è avvelenamento della falda.

L'INCHIESTA – Il nuovo sequestro è stato effettuato nell'ambito dell’indagine, condotta dalla V sezione Reati ambientali; tra luglio e settembre 2013 erano stati riscontrati tassi troppo elevati di sostanze pericolose nelle acque provenienti da 13 pozzi di Caivano. Di conseguenza, erano partiti i sequestri per i pozzi e 15 fondi agricoli, i cui prodotti – ma non le acque e i fondi – sono stati successivamente sequestrati perché, una volta analizzati, "non rappresentano un pericolo per la salute pubblica e possono essere destinati all'alimentazione umana". Fino al sequestro di oggi, avvenuto per gli stessi motivi.

LA PROTESTA  –  Diversi agronomi, però, hanno contestato questo modus operandi: "I parametri utilizzati non sono quelli per le acque irrigue; in Italia manca una normativa che regoli l'acqua utilizzata per irrigare i prodotti". In più, come mostrato dal servizio di Fanpage.it, l'amarezza dei produttori, una volta appurato che i prodotti non sono inquinati, riguarda il danno di immagine ed economico dovuto alla perdita di gran parte del raccolto.

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