Stop della Findus ai prodotti coltivati nella Terra dei Fuochi
Prodotti campani? No, grazie. Almeno per quelli provenienti dalla cosiddetta Terra dei Fuochi: la Findus Italia sospende le forniture. L'azienda sta comunicando ai fornitori nuove disposizioni su patate o altri ortaggi. Per l'area definita a rischio, che comprende gran parte del casertano e parte della provincia di Napoli, non è possibile alcuna deroga: da Mondragone a Licola, dalla provincia di Caserta fino alle porte di Napoli, ad est e ad ovest. La comunicazione risale a poco più di un mese fa. Nelle aree della regione nelle quali invece la Findus Italia continua ad accettare le forniture, sono necessarie nuove misure precauzionali, a spese degli imprenditori agricoli. Ad esempio: ogni azienda deve fare una valutazione di rischio ambientale; deve eseguire analisi per individuare metalli pesanti nelle acque di irrigazione e nel terreno; la coltivazione deve essere approvata da parte dell' "agricolture manager"; deve inoltre eseguire una tracciatura geografica e una mappatura dell'azienda; infine, deve fare le analisi dei prodotti al momento della raccolta. Per dare l'idea delle dimensioni del problema, basti pensare che le patate vengono acquistate dalle grandi aziende a 10-15 centesimi al chilo. Le analisi richieste costano mediamente, ogni volta, circa 1.500 euro.
Le nuove direttive, ma soprattutto l'esclusione totale di una vasta zona hanno scoraggiato gli imprenditori agricoli. Molti di essi monitorano la situazione dei campi e non ovunque, affermano, vi è contaminazione. In diversi certificati che Fanpage.it ha potuto visionare, si legge che i metalli pesanti sono ben al di sotto dei limiti di legge. Così anche le diossine, per le quali non esiste un limite di legge ma esclusivamente una raccomandazione dell'Unione europea. Alcuni agricoltori confessano: "È un disastro. Ci hanno consigliato di lasciare tutto e prendere in affitto terreni fuori dal ‘confine' tracciato dal committente, ma per noi sarebbe una perdita economica e un dolore enorme".