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Covid 19

Terapie intensive sotto pressione in tutta Italia: 12 regioni raggiungono la soglia critica

In Italia le terapie intensive sono sempre più sotto pressione: su base nazionale è stata raggiunta la soglia critica del 30% secondo i dati di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, aggiornati all’8 marzo. La stessa soglia è stata raggiunta o superata in 12 regioni: boom in Umbria (60%), Trento (53%) e Molise (51%).
A cura di Ida Artiaco
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Continuano ad aumentare i ricoveri di pazienti positivi al Covid nei reparti di terapia intensiva in tutta Italia, dove è stata raggiunta la soglia critica del 30% su base nazionale individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30/4/2020. È quanto emerge dai dati aggiornati a ieri, lunedì 8 marzo, da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che mostra un aumento di un punto percentuale rispetto alle 24 ore precedenti riguardo all'occupazione dei posti letto in rianimazione dei malati positivi al virus. In ben 12 regioni è stata superata questa stessa soglia. La situazione, dunque, preoccupa istituzioni ed esperti. Non a caso nelle ultime ore è arrivato un vero e proprio grido d'aiuto degli anestesisti impegnati in prima linea nella battaglia al Covid. "Un quadro in peggioramento quello delle terapie intensive italiane, dove si registra un'accelerazione in negativo rispetto scorse settimane. E pur senza raggiungere i picchi ripidi che si erano verificati nella prima ondata, sta assumendo un andamento preoccupante", è stato il commento di all'Adnkronos Salute Alessandro Vergallo, presidente nazionale Aaroi-Emac, il sindacato dei medici di anestesia e rianimazione. Ecco, di seguito, la situazione a livello regionale.

L'elenco delle regioni che hanno superato la soglia critica in TI

Sono al momento 12 le regioni italiane che hanno raggiunto o superato la soglia d'allerta del 30% di occupazione dei posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid. Il che rappresenta un problema da non sottovalutare anche per gli altri malati, molti dei quali si sono visti annullare o posticipare interventi che sono stati al momento sospesi. Tra queste, c'è la Puglia, dove è stata nuovamente raggiunta la soglia critica fissata dal ministero della Salute: qui in 24 ore si è passati dal 27 al 30% di occupazione. Preoccupano anche le Marche (45%), l'Abruzzo (40%), dove anche le proiezioni per i prossimi giorni non sono positive, la Lombardia, dove la saturazione è arrivata a toccate il 42% (+2% rispetto alle 24 ore precedenti), l'Emilia Romagna (38%), il Friuli Venezia Giulia (33%). La regione che però presenta al momento la percentuale maggiore, con ben 20 punti superiore alla soglia d'allerta, è l'Umbria (60%), seguita dalla provincia autonoma di Trento (53%) e dal Molise (51%). Non va meglio a Bolzano (39%), in Piemonte (35%), in Toscana (35%). Le altre si assestano tutte intorno al 20%, mentre si mantengono basse la Sardegna, la Basilicata e la Sicilia, sotto il 15%.

Nuove misure in arrivo contro il Covid-19

Per evitare che la situazione peggiori ulteriormente il Comitato tecnico scientifico si è riunito d'urgenza, convocato dal premier Mario Draghi, per valutare nuove misure restrittive per poter abbassare di nuovo la curva dei contagi, ridare respiro agli ospedali e intanto accelerare la campagna di vaccinazione. Tra le ipotesi allo studio, chiusure generalizzate nei fine settimana, zone rosse più rigide e il criterio di 250 casi ogni 100mila abitanti per entrare automaticamente in zona rossa, evitando così un lockdown totale. "Mentre all'inizio dell'istituzione delle zone a colori c'era una maggiore attenzione da parte dei cittadini – ha commentato Vergallo -, adesso vediamo un allentamento nel seguire le regole. Ci chiediamo se questa metodica abbia ancora un senso. A meno di non rafforzarla con sanzioni, che invece possono funzionare. Rispetto alle ‘zone colorate' la risposta della popolazione alle misure di contenimento è stata rispettivamente, per ciascun colore, più blanda rispetto alle prime fasi in cui sono state create queste zone. Vediamo un ammorbidimento, non nella parte normativa ovviamente, ma in quella applicativa da parte delle persone".

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