Tentata rivolta nel carcere di Torino, risse tra detenuti, incendi e olio sul pavimento: 6 agenti feriti
Sei agenti di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Torino sono rimasti feriti nel tentativo di sedare dei disordini. È successo ieri, giorno di Ferragosto, e i disordini sono scoppiati in diversi reparti dell'istituto e proseguiti fino alla scorsa notte. Sei agenti sono rimasti feriti, nessuno in modo grave, e altri due sono rimasti intossicati dal fumo di un incendio. Tutti sono stati medicati all'ospedale Cto e dimessi con prognosi che vanno ai 7 ai 15 giorni.
A quanto ricostruito, i disordini in carcere sono iniziati nel primo pomeriggio di ieri con una zuffa fra una decina di detenuti nel terzo piano del padiglione B. Questi si sono rifiutati di rientrare nelle loro celle e uno di loro avrebbe incendiato un materasso.
Nel frattempo è scoppiata una protesta nel padiglione C, con i reclusi che avrebbero anche danneggiato le suppellettili, i neon dell'illuminazione e il sistema di videosorveglianza. Al secondo piano sono stati incendiati vari oggetti, al primo il pavimento è stato cosparso di olio da cucina per non far avvicinare la polizia.
Per fronteggiare la situazione è stato richiamato il personale libero dal servizio e sono stati fatti confluire agenti anche da altri istituti penitenziari della Regione.
Ha commentato gli ultimi incidenti Leo Beneduci, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp, definendo "follia" quanto successo a Torino.
"Questo carcere – dichiara – è nell'anarchia assoluta. I delinquenti comandano e spadroneggiano. La situazione è definita ‘vomitevole' dal personale ed è talmente pericolosa da costringerci a chiedere nuovamente al prefetto di disporre l'impiego immediato di altre forze, come l'esercito, perché siamo giunti al limite".
L'Osapp chiede al ministro di "disporre una ispezione immediata prendendo provvedimenti nei confronti dei responsabili di questo immane disastro". E ancora: "È inaccettabile che nell'istituto penitenziario più problematico d'Italia le funzioni di comando siano state affidate a un ispettore che, seppur bravo, non ha l'esperienza giusta. Ci auguriamo che la Corte dei conti chieda ragione al capo del Dap, vista la cospicua presenza in organico di numerosissimi ‘primi dirigenti' di polizia penitenziaria".