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Tenta di curare il cancro con la naturopatia. Quando si rivolge a un oncologo è ormai tardi

Protagonista una donna siciliana: aveva deciso di curare il cancro con la medicina alternativa, ma quando si è accorta che non sarebbe guarita è corsa da un oncologo. Ormai però era troppo tardi.
A cura di D. F.
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Per guarire da un tumore al seno si è affidata alle cure "alternative" di un naturopata, una sorta di "luminare" del suo settore, ma si è ritrovata ricoverata in stato di grave malnutrizione in un pronto soccorso e a un passo dalla morte, che poi è sopraggiunta (anche se non a causa della malattia). Protagonista della vicenda una donna di 47 anni, residente in Sicilia, che in preda alla disperazione si è rivolta a Massimiliano Berretta, oncologo del Cro di Aviano, quando tuttavia il suo quadro clinico era eccessivamente compromesso per salvarsi. La donna, infatti, quando ha deciso di abbandonare i rimedi alternativi per affidarsi finalmente alla medicina convenzionale si è fatta ricoverare al Cro di Aviano, ma oramai era troppo tardi. E' morta poco tempo dopo.

Malgrado la letteratura scientifica abbia ormai mostrato l'inutilità dei cosiddetti rimedi alternativi per guarire dai tumori in molti ancora vi fanno ricorso: ancora troppo spesso pazienti sostengono di poter curare il cancro con una dieta vegana, bevendo bicarbonato o sposando il metodo Hamer, secondo cui la malattia non sarebbe altro che la ripercussione sul corpo di un malessere di natura psicologica. La verità è che  quando si è malati di tumore abbandonare le cure mediche per sposare la causa della medicina "non convenzionale" può aumentare significativamente le probabilità di morte nei cinque anni che seguono la diagnosi.

Il dato emerge da una ricerca condotta da un team di scienziati del centro per la ricerca sul cancro di Yale e pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute. I ricercatori hanno preso in esame i dati di 840 pazienti che avevano ricevuto una diagnosi di tumore tra il 2004 e il 2013.  280 di questi s'erano affidati alla medicina non convenzionale, con approcci non sempre uguali tra loro. Nel confronto effettuato a cinque anni con i pazienti con le medesime neoplasie, trattate però con la chirurgia, la chemio e la radioterapia, è emerso un rischio di morte più alto per tutte le forme tumorali prese in esame. Gli autori dello studio hanno spiegato che la probabilità "è risultata in media accresciuta di 2,5 volte". Ma in alcuni casi, in realtà, l'aumento è risultato più che doppio.

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