Tbc al Gemelli, tra controtest negativi e positività non previste, il caso diventa un giallo

La vicenda della positività al bacillo della tbc al Policlinico Gemelli di Roma rischia di trasformarsi in un giallo. Diversi sono gli episodi strani che in questi giorni si stanno verificando tra controlli sballati e positività non previste. Il caso più eclatante è quello di un bimbo ricoverato al reparto di pediatria, ma venuto a contatto con il reparto di neonatologia dove lavorava l’infermiera affetta da tubercolosi. Dopo i vari allarmi i genitori del piccolo avevano deciso di sottoporre il bambino ai test, scoprendo la positività alla Tbc. Il caso, rivelato dal Codacons, rischia di rendere più difficoltoso il lavoro dei giudici che nei giorni scorsi hanno rinviato a giudizio sette persone per i reati di epidemia e lesioni colpose.
Un altro strano caso è quello che vede non combaciare i test di controllo sui 122 bimbi trovati positivi con i primi test effettuati. A rivelare il fatto è lo stesso Ministro della salute Fazio che alla Camera ha spiegato che “tutti i bambini positivi al Quantiferon sono stati successivamente sottoposti al test tubercolinico Mantoux e a Rx toracica che hanno dato esito negativo in tutti i bambini”. Questi dati se da un lato confermano che i bimbi non sono malati, dall’altro aprono seri dubbi sull’efficacia dei controlli. Nonostante i due test per verificare la positività alla tbc possano avere risultati percentualmente differenti, è molto strana la contrapposizione di 122 casi contro zero.
Dalle ultime notizie si apprende, dunque, che i casi non sono più limitati al reparto di neonatologia dell’ospedale, né tantomeno al periodo in cui l’infermiera esercitava il suo lavoro. Già nei giorni scorsi la parlamentare e avvocato Giulia Buongiorno, coinvolta personalmente nella vicenda, aveva lanciato l’allarme su alcuni casi di positività di bambini nati quando l’infermiera non era in servizio. Inoltre molti casi risalgono a periodi molto lontani dalla scoperta della malattia della donna.
Purtroppo, come più volte confermato dagli esperti, quello del Gemelli è un caso rarissimo che ha precedenti solo con numeri inferiori di persone. Inoltre, la piccola età dei bambini complica di molto le cose, perché un uso intenso dei test su neonati così piccoli non è mai stato fatto a livello mondiale. La magistratura sta cercando di sbrogliare la matassa rintracciando altre eventuali fonti di contagio all’interno del Policlinico Gemelli, si ricercano eventuali anomalie negli impianti di aerazione e di capire se siano state applicate tutte le misure adeguate per evitare il rischio di epidemia da parte del personale amministrativo e sanitario dell’ospedale.
Quest’ultimo dubbio è alla base delle polemiche politiche che stanno contrapponendo soprattutto la Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, nonché commissario ad acta per la sanità, e il presidente della Commissione parlamentare sul Servizio Sanitario Nazionale, Ignazio Marino. Il Parlamentare e medico ha attaccato la gestione della vicenda, “in tutto il mondo il personale sanitario e non, che entra in contatto con i malati viene sottoposto una volta l’anno a rigorosi screening e protocolli di sorveglianza, ma la Polverini non è in grado di rispondere a semplici domande sui protocolli applicati e sulle garanzie di sicurezza per i cittadini”, la Polverini, invece, per il momento non si esprime ricordando che “ora la parola spetta alla magistratura che sta indagando”.