Tbc al Gemelli: anche una madre risulta positiva al test. Scatta la denuncia
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Continua a fare tristemente notizia il caso tubercolosi del Policlinico Gemelli di Roma. Dopo i numerosi bambini contagiati nel reparto di neonatologia anche una madre decide di sottoporsi al test per fugare ogni dubbio. Il suo bambino, nato a luglio al Gemelli, aveva fatto il test all’inizio di agosto ed era risultato positivo, poco dopo anche la mamma ha scoperto di essere stata colpita dal batterio. Immediatamente la donna, assistita dall’avvocato Luca Petrucci, ha presentato la denuncia in tribunale; la sua risulta essere la prima iniziativa da parte di un privato dopo la denuncia collettiva del Codacons.
Nella denuncia vengono ricostruiti i fatti degli ultimi mesi, da quando la coppia, al settimo mese di gravidanza, si era rivolta al Gemelli per l’ultima fase della gestazione, poi il parto e infine i controlli effettuati sul bambino per la Tbc polmonare. Al bambino, risultato positivo al test, “si rendeva necessario somministrare ulteriori accertamenti quali il prelievo di sangue, la radiografia polmonare e il testo Mantoux”. Svolti questi accertamenti veniva disposta una profilassi della durata non inferiore a quattro mesi e con visita di controllo.
Secondo la coppia la vicenda fa pensare che possano essere “stati violati i più semplici protocolli di sicurezza e di garanzia per la salute dei pazienti che dovrebbero essere seguiti da un qualsivoglia ospedale e, in misura ancora più rigorosa, da uno dei principali centri sanitari nazionali”. È assurdo che potesse operare un’infermiera affetta da Tbc come è assurda la ritardata, per non dire omessa, informazione da parte del personale dell’ospedale. A quanto pare, inoltre, l’ospedale aveva rassicurato i genitori sull’eventualità di contagio della malattia e anche per questo, si legge nella denuncia, “appare altamente censurabile la condotta del personale sanitario dell’ospedale il quale, evidentemente sottovalutando l’ampiezza del problema, non ha considerato le possibili ripercussioni su tutte le persone possibilmente coinvolte, in particolare le madri dei bambini nati nel reparto di neonatologia”.
Sulla base di questa denuncia, che va ad allegarsi a quella del Codacons, non si esclude che l’inchiesta possa giungere ora alle prime iscrizioni nel registro degli indagati per l’ipotesi di epidemia colposa. Si dovrà anche accertare se a determinare l’insorgere dell’infezione nel reparto di neonatologia sia stata l’infermiera che nel luglio è risultata positiva alla tbc.