Gradoli, piccolo comune nel viterbese noto alle cronache per essere stato uno dei luoghi in cui dirottarono le ricerche del presidente della DC, Aldo Moro, durante il 55 giorni del sequestro, da nove anni è lo scenario di una storia crudele e in parte irrisolta. Sabato 30 maggio del 2009, Tatiana Ceoban, 36 anni e la figlia Elena, di 14, scompaiono misteriosamente dalla villetta di Cannincelle, dove vivono con Paolo Esposito, rispettivamente compagno di Tatiana – con la quale ha avuto la piccola Erica, sei anni – e patrigno di Elena. Non verrano mai più ritrovate.
Paolo, elettricista 44enne dal carattere mite e passivo, paventa in paese una fuga in Moldavia. Madre e figlia, secondo la versione di Esposito, sarebbero partite lasciandolo solo con la piccola Erica per fare ritorno al paese natale e senza preoccuparsi di avvertire neanche l'anziana madre di Tatiana, che vive a Bologna. Una storia che Esposito racconta con grande pacatezza, quasi che fosse ormai rassegnato a non vedere più madre e figlia e alla quale gli sguardi dei suoi interlocutori rispondono con dubbio e sospetto. Un sospetto che si trasforma in certezza alcune settimane dopo quando Esposito viene formalmente accusato di sequestro di persona e omicidio. In caserma, dove l'elettricista è stato ascoltato per ore e ore, viene convocata una donna, ritenuta coinvolta nel delitto. È Ala Ceoban, sorella minore di Tatiana, zia di Elena.
Ala, ‘la sorellina'
Ala, 24 anni è entrata nella vita della famiglia Esposito-Ceoban, nel 2003. Dopo la nascita della piccola Erica, Tatiana, infatti, ha chiesto alla sua famiglia un aiuto per gestire le figliolette e il lavoro. Sua madre si offre di andare a stare da lei, ma all'ultimo minuto si decide che a dare una mano alla sorella maggiore sarebbe stata Ala, all'epoca 18enne. Venuta dalla Moldavia, Ala si installa a vivere nella villetta nel verde di Cannicelle. Dopo il parto e i relativi dissesti che aveva portato nel rapporto di coppia, Paolo e Tatiana di allontanano e lui volge lo sguardo verso la giovanissima cognata che diventa ben presto la sua amante segreta. Paolo si innamora, scalpita, vuole separarsi, pretende l'affido esclusivo della figlioletta Erica e avvia un contenzioso con Tatiana, che accusa di essere una madre fragile e disturbata. In questo scenario, è una casuale scoperta, piovuta dal cielo, a ribaltare le posizioni di forza tra Tatiana e il compagno. Un giorno per caso, mentre si trova sola a casa con le figlie, la giovane madre si imbatte in un dvd hard i suoi protagonisti sono proprio il compagno e la sorella minore. E tutto acquista senso: la lotta per l'affido, l'insofferenza del compagno, i tentativi di screditarla come madre.
Il complotto
Nei pensieri di Tatiana si fa strada la convinzione che il suo convivente e sua sorella stessero tramando per scacciarla di casa e sottrarle la bambina. Corre da sua madre, la mette a parte di quello che sta succedendo nella sua casa e le consegna il Dvd. "Questa storia finisce male" le dice mamma Elena. "Finisce come finisce, ma io non posso abbandonare mia figlia", taglia la questione Tatiana e intanto, consegna una seconda copia del dischetto al suo avvocato, che finalmente trova un accordo con l'altra parte per l'affido della piccola. Nello stesso giorno, Tatiana comincia a tenere un diario, in italiano, annotando ciò che osserva intorno a sé. “Paolo sta a telefono con mia sorella e pensano come fare male a me e a Elena” scrive. Da allora la vita familiare riprende tranquilla come se nulla stesse accadendo, con le sue abitudini, le incombenze quotidiane fino all pomeriggio di sabato 30 maggio, quando, tornando da lavoro, Tatiana si ferma con Elena a comprare una piccola videocamera con la quale desidera filmare il saggio scolastico della figlia il lunedì. Torna a casa e poi scompare nel nulla insieme a sua figlia.
Gli sms: "La stro… se ne deve andare"
Da quel giorno i cellulari tacciono, il bancomat resta fermo e i vestiti di madre e figlia si riempiono di polvere nell'armadio, mentre Esposito continua la propria vita con la piccola Erica e la cognata-amante Ala. Scatta l'inevitabile arresto ed Esposito si proclama innocente: "Sono andate via, non ho fatto niente", ma le prove sono contro di lui. Il sopralluogo dei Ris nella villetta ha rilevato tracce di sangue sulla porta, dietro il battiscopa e su un muro in cucina, nonché nel bagno. Dagli interrogatori emergono diverse contraddizioni che, aggiunte a un alibi assente, conducono verso il rinvio a giudizio. A pesare come un macigno sulla piega delle indagini, è però il movente. Migliaia di telefonate ed sms con Ala Ceoban portano alla luce quella relazione e il progetto criminale ai danni di Tatiana e la piccola Elena: "La stronza se ne deve andare – scrive – Ala a Paolo. “Se entro il 2009 siamo ancora messi così penso che non ci salva niente e nessuno il nostro rapporto”. Lui temporeggia, le promette che presto sarà tutto risolto e lei insiste. Dopo la scoperta del dvd hard è Ala a scrivere: "Che dici se scopiamo (davanti a Tatiana) le viene un infarto?”. Sono questi sms a far scattare per Ala l'accusa di concorso in omicidio e occultamento di cadavere.
La resa dei conti
In aula, di fronte a mamma Elena affranta, costituitasi parte civile contro di lei, Ala rinnega Esposito e la loro storia durata sei anni. Sono stati solo rapporti occasionali, secondo la giovane moldava. Lui, invece, dalla sua cella di prigione avanza una richiesta di matrimonio attraverso i loro avvocati. Lei rifiuta. Finisce così una storia che ha sollevato passioni distruttive e dopo un processo dove vengono evocati “odio, rancore e miseri sentimenti”, alla fine è il solo Esposito a pagare per il delitto. L'elettricista di Gradoli viene condannato all'ergastolo; otto anni per occultamento di cadavere toccano invece ad Ala Ceoban.
L'epilogo
Oggi Esposito sconta la sua condanna nel carcere di Mammagialla di Viterbo, dove è stato intervistato dalla giornalista e autrice Franca Leosini per ‘Sorie maledette'. Ha perso la patria potestà sulla figlia Erica, oggi quindicenne. Ala Ceoban ha scontato la sua condanna, poi ridotta a sei anni, nel carcere di Civitavecchia. Dal 2015 fino al 2018 ha vissuto e lavorato a Tarquinia, dove lo scorso aprile è stata rintracciata in esecuzione di un decreto di espulsione. Il provvedimento è stato ‘congelato' sulla base della promessa di nuove informazioni sul delitto di Gradoli. E mentre Ala promette, i corpi di Elena e di sua mamma Tatiana, restano sepolti chi sa dove, senza neanche una tomba.