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“Taser strumento di tortura”: la denuncia di Amnesty dopo la morte di Simone Di Gregorio a Chieti

Riccardo Noury, portavoce nazionale di Amnesty International: “Il taser è considerato un’arma ‘non letale’. Tuttavia negli USA ha causato oltre mille morti. Polizia e carabinieri rischiano di farne un uso disinvolto su persone vulnerabili e con problemi di salute, come nel caso di Simone Di Gregorio, morto in provincia di Chieti”.
Intervista a Riccardo Noury
Portavoce di Amnesty International Italia.
A cura di Davide Falcioni
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La morte di Simone Di Gregorio, il 35enne deceduto a San Giovanni Teatino (Chieti) nel pomeriggio di domenica 13 agosto dopo essere stato fermato dai carabinieri con l'uso del taser (la pistola a impulsi elettrici in dotazione alle forze dell'ordine), poteva essere evitata? Sul caso del giovane abruzzese è stata aperta un'inchiesta per omicidio colposo e sarà l'esame autoptico, eseguito nelle giornata di oggi, a chiarire le cause della tragedia.

Tuttavia alcuni elementi sembrano essere certi. Stando a quanto appreso finora, Di Gregorio era stato visto da alcuni passanti mentre correva nudo lungo le strade della città in evidente stato confusionale; poco prima aveva compiuto atti di autolesionismo prendendo a pugni e testate l'auto della sua famiglia. I carabinieri lo hanno fermato usando il taser mentre si dirigeva verso i binari della ferrovia, poi hanno chiamato il 118. I sanitari avrebbero somministrato al 35enne un sedativo, ma l'uomo è morto prima dell'arrivo all'ospedale di Chieti. Vano è stato ogni tentativo di rianimarlo.

Il 35enne aveva problemi psichiatrici ed era seguito dal centro di salute mentale di Pescara, città dove risiedeva. Di recente era stato ricoverato nel reparto di Psichiatria dell'ospedale abruzzese da dove era stato dimesso nei giorni scorsi. La documentazione sanitaria è stata acquisita dagli inquirenti e l'autopsia accerterà se l'uomo avesse assunto nelle ore antecedenti il fermo farmaci o altre sostanze.

La vicenda tuttavia ha riaperto polemiche sul ricorso al taser. Secondo il garante dei diritti dei detenuti, Mauro Palma "non è accettabile che l'operazione per ricondurre alla calma una persona in evidente stato di agitazione e, quindi, di difficoltà soggettiva, si concluda con la sua morte". E anche Riccardo Noury, portavoce nazionale di Amnesty International, ha chiesto – intervistato da Fanpage.it – che venga fatta piena luce su una morte evitabile e soprattutto che si apra una riflessione sul ricorso alla pistola a impulsi elettrici da parte delle forze dell'ordine. Il taser, infatti, è considerato un'arma non letale: tuttavia l'ONU lo considera uno strumento di tortura e negli USA ha causato oltre mille morti in 20 anni.

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia

Simone Di Gregorio è morto domenica scorsa dopo essere stato immobilizzato con una pistola taser dai carabinieri di San Giovanni Teatino. Perché Amnesty ha sempre espresso perplessità sull’impiego di questa arma, considerata "non letale"?

Siamo estremamente preoccupati, temiamo che il concetto di "arma non letale" relativo al taser possa presto essere superato. Lo dimostra proprio la vicenda di San Giovanni Teatino, in cui l'elemento più tragico è che un paziente psichiatrico è stato ucciso in un contesto in cui – a quanto pare – gli operatori delle forze dell'ordine volevano invece prendersi cura di lui, evitando che commettesse atti di autolesionismo o addirittura raggiungesse i binari mettendo a rischio la sua vita. Proprio in questo contesto è emersa in tutta la sua forza la criticità del taser: il detentore di una pistola a impulsi elettrici non sa quasi mai chi ha davvero di fronte.

Esiste uno studio che certifichi la sicurezza di questi dispositivi?

In Italia non c'è molta trasparenza: sui siti ufficiali si trovano solo dati obsoleti e informazioni parziali. Tuttavia gli studi condotti nel nord America ci dicono chiaramente che esiste un rischio nell'uso improprio del taser legato alla mancanza di informazioni rispetto a chi si ha davanti e alla disinvoltura con cui si maneggia quest'arma, quasi come fosse un giocattolo proprio perché considerata "non letale". Negli Stati Uniti e in Canada in vent'anni ci sono stati un migliaio di morti: è vero, è lo stesso numero annuale dei morti per mano della polizia statunitense con armi tradizionali, quindi la letalità della pistola a impulsi elettrici è infinitamente minore rispetto a quella di un'arma da fuoco tradizionale. Quegli oltre mille morti però ci dicono una cosa chiara: ci sono vulnerabilità legate alle condizioni di salute e al contesto che non sono conosciute. Un operatore delle forze dell'ordine può trovarsi di fronte una persona in affanno dopo un inseguimento, un cardiopatico, una donna incinta all'inizio della gravidanza, pazienti pluripatologici o psichiatrici. Nell'incontro tra chi detiene il taser e chi viene raggiunto dalle scariche elettriche c'è questa incognita: il primo non conosce le condizioni sanitarie del secondo.

Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale raccomanda speciale cautela nell’utilizzo del taser nei confronti di "persone di particolare vulnerabilità psichica o comportamentale". Sembra proprio questo il caso…

Sì, le indagini contribuiranno a fare chiarezza su quello che è successo a San Giovanni Teatino. Tuttavia mi sembra evidente che, a detta di tutti, si sapesse benissimo chi fosse  Simone Di Gregorio e quali problemi di salute avesse. Ciò nonostante non si è tenuto conto di questi elementi e dei possibili effetti che una sedazione con tranquillanti avrebbe potuto avere su un corpo su cui per due volte erano stati scaricati i dardi della pistola taser.

Simone Di Gregorio avrebbe potuto essere immobilizzato ricorrendo ad altri metodi meno cruenti?

Non sappiamo ancora abbastanza del caso specifico. Quello che posso dire però è che le cronache di questi anni purtroppo sono piene di vulnerabilità affrontate con un uso eccessivo della forza, con modalità improprie. Penso ad esempio a tutte le situazione in cui si è fatto ricorso a Tso illegali, mai firmati, che sono costati la vita ad Andrea Soldi a Torino e a Mauro Guerra in provincia di Padova. In generale quindi credo che ci sia un problema che va affrontato: quello di come gestire le vulnerabilità. Nel caso in questione Simone Di Gregorio era una persona nota in un piccolo centro del chietino. Posso immaginare – ma le indagini ci diranno si più – che si potessero utilizzare metodi meno cruenti. Forse la sua morte si poteva evitare.

Amnesty ha provato a intavolare un dialogo sull'impiego della pistola taser con le organizzazioni sindacali di polizia e i ministeri ? Se sì, quali sono stati i risultati?

Dal 2019 Amnesty International esprime preoccupazione per l'impiego di quest'arma, e l'abbiamo fatto anno dopo anno in tutte le fasi in cui è stato ampliato l'uso delle pistole taser. Penso in particolare al 2022, quando la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese con molto entusiasmo parlò di una progressiva dotazione delle pistole a impulso elettrico alle varie forze di polizia, anche locali. Di questo abbiamo parlato coi capi della polizia sia direttamente che attraverso delle lettere, segnalando una criticità: l'assenza di trasparenza, perché non sappiamo che tipo di formazione viene impartita agli operatori delle forze dell'ordine dotati di taser. Ci venne risposto che comunque sarebbero stati selezionati solo i migliori, quelli maggiormente in grado di gestire situazioni critiche. Questo avrebbe potuto essere un motivo di conforto, ma mi sembra che la sempre maggiore diffusione di queste pistole le stia rendendo oggetti comuni. Temiamo che possano un giorno arrivare a sostituire il manganello ed essere impiegate nelle carceri. Siamo molto preoccupati. Teniamo anche conto che già nel 2007 l'ONU definì le pistole taser armi di tortura per la sofferenza estrema che infliggono.

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