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Taranto, scuole chiuse per inquinamento. I genitori protestano: “Abbiamo paura per i nostri figli”

Monta la protesta dei genitori degli alunni delle scuole De Carolis e Deledda del rione Tamburi a Taranto, nei pressi delle cosiddette collinette ecologiche nell’area dell’ex Ilva. Dopo che l’Arpa ha confermato la presenza di diossina in eccesso, chiedono che si intervenga il prima possibile per far tornare i ragazzi sui banchi il prossimo settembre: “Non vogliamo spostare i nostri figli. Chiediamo per loro screening completo e una nuova struttura in un luogo sicuro”.
A cura di Ida Artiaco
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Diossina trovata su una mensola della scuola a Taranto.
Diossina trovata su una mensola della scuola a Taranto.

"Vogliamo solo che i nostri figli abbiano lo stesso diritto all'istruzione dei loro coetanei nel resto d'Italia e che ci sia la possibilità di avere per loro degli screening completi, anche se abbiamo paura di conoscerne i risultati". A parlare a Fanpage.it è Francesca, una dei numerosi genitori impegnati a protestare davanti alle scuole De Carolis e Deledda nel cuore del rione Tamburi di Taranto. Dal 2 marzo scorso questi istituti, che comprendono primarie, scuole dell'infanzia e medie, sono stati chiusi su ordinanza sindacale per la loro vicinanza alle collinette ecologiche dell'ex Ilva sotto sequestro da parte dei carabinieri del Noe per problemi di inquinamento. Da allora hanno sempre fatto sentire la loro voce, rispettando le procedure. Ma quando, all'inizio del mese di giugno, hanno saputo che probabilmente queste scuole non riapriranno mai più, hanno occupato gli edifici in questione e fermato gli scrutini di fine anno, per poter avere delle risposte dal dirigente scolastico e dal sindaco sul da farsi e per poter assicurare ai ragazzi di tornare sui banchi normalmente il prossimo settembre. "Procederemo a oltranza", sottolinea ancora Francesca, che aggiunge che finora "il preside e il sindaco non hanno voluto vederci. Nostri interlocutori sono stati solo alcuni consiglieri comunali che hanno ascoltato le nostre richieste".

Diossina e pcb in eccesso negli edifici scolastici

Ad alimentare la rabbia dei genitori dei bimbi iscritti alla scuola Deledda di Taranto sono stati alcuni dati diffusi da Arpa Puglia lo scorso 7 giugno, che mostrano livelli di inquinamento inammissibili per la zona, dopo aver condotto analisi sui terreni superficiali delle barriere artificiali erette negli anni Settanta, le famose collinette ecologiche, per dividere le case del quartiere dall'acciaieria dell'allora Italsider, poi Ilva e oggi Arcelor Mittal. Nei pressi dell'edificio sono stati rilevati diossine e pcb fino a 45 nanogrammi per chilo, vale a dire oltre quattro volte il limite consentito di dieci. Iride Luzi, presidente del Comitato nazionale scuole sicure Taranto, ha inviato alla nostra redazione una foto che testimonia la presenza proprio di diossina su una delle mensole delle finestre dell'istituto. Non è un caso che proprio questa zona sia stata sequestrata poco più di 3 mesi fa perché conterrebbe metalli pesanti, fanghi e scarti di produzione del siderurgico, altamente inquinati e, potenzialmente, pericolosi per la salute di chi frequenta la scuola e dei residenti.

La protesta: "Abbiamo paura, non si può vivere così"

Per tutto questo, i genitori degli studenti delle scuole De Carolis e Deledda non hanno intenzione di finire la loro protesta, che continuerà a oltranza. "Ribadiamo assolutamente che non vogliamo spostare i nostri figli e le nostre figlie presso istituti che si trovano al di fuori dei Tamburi perché pretendiamo di vivere e restare liberamente nel nostro quartiere", continua a Fanpage.it Francesca, che, oltre ad annunciare un presidio al Comune, racconta anche di una situazione ormai insopportabile per  loro figli. "A marzo i bambini sono stati spostati in una scuola a 300 metri dalla loro, che è stata chiusa per inquinamento, dove hanno dovuto osservare un sistema di turnazione. Da poco abbiamo saputo che non forse non riaprirà mai più". Spesso, inoltre, in occasione dei cosiddetti Wind Days, letteralmente "giorni di vento" in cui, in seguito ad eventi meteorologici nei quali la velocità del vento supera determinati limiti e prende particolari direzioni, vengono dispersi su alcuni quartieri inquinanti di origine industriale, devono restare chiusi in casa e non possono neanche fare lezione. "I nostri bambini  – conclude Francesca – sono stanchi di andare a scuola anche il pomeriggio, non possono fare altre attività e vivere la loro vita tranquillamente. Chiediamo che abbiano una nuova struttura in un luogo sicuro e anche che possano avere uno screening completo, anche se abbiamo paura di quello che i risultati potrebbero dirci. Qui purtroppo i ragazzi nascono e crescono con il cortisone, quando tutto va bene. Abbiamo anche saputo che quest'estate non potranno andare al mare, perché chi l'ha fatto è tornato a casa con vomito e diarrea. Siamo tutti esausti e vogliamo delle risposte".

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