Tabaccaia uccisa a Foggia, minacce a Redouane Moslli in carcere: chiesto il trasferimento
Minacce di morte, lancio di oggetti e uova, versamento di pipì: sono i torti subiti da Redouane Moslli, 43enne marocchino, accusato dell'omicidio della tabaccaia di Foggia, Francesca Marasco. L'uomo adesso si trova in carcere nella stessa città pugliese. "Ho chiesto il trasferimento del mio assistito nelle case circondariali di Milano San Vittore e Bollate", afferma a Fanpage.it l'avvocato d'ufficio Nicola Totaro.
Convalidato il fermo di Redouane Moslli
Stamattina il giudice per le indagini preliminari Marialuisa Bencivenga, nell'udienza tenutasi nella Casa Circondariale di Foggia, ha convalidato il fermo per Redouane Moslli. Il gip ha confermato il carcere per l'uomo e ha disposto l'isolamento e la video sorveglianza per evitare possibili gesti di autolesionismo. Bencivenga nei prossimi giorni si pronuncerà altresì in merito alla richiesta di una perizia psichiatrica per accertare le capacità processuali dell'indagato, oltre che l'esistenza di un possibile vizio di mente totale o parziale al momento del fatto.
"Lunedì ci sarà il conferimento dell'incarico per l'esame del corpo della vittima a un professore universitario. Le indagini sono ancora in corso, ho deposito un'istanza per richiedere il trasferimento dell'uomo", spiega l'avvocato Totaro. "Negli scorsi giorni è stato ripetutamente minacciato di morte dagli altri detenuti, che gli hanno lanciato uova e oggetti vari, nonché versato la pipì addosso".
Il possibile movente: "Non aveva un contratto e non veniva pagato"
"Il reato nasce da uno stato di profonda difficoltà del mio assistito, che lavorava come bracciante agricolo per la raccolta dei pomodori a Torremaggiore, una cittadina a 40 km da Foggia. Non aveva un regolare contratto di lavoro e non veniva pagato da diverso tempo: riceveva tra i venti e i trenta euro al giorno", spiega l'avvocato Totaro. Redouane Moslli aveva girovagato tutta l'Italia negli ultimi anni e risiedeva a Foggia dall'11 luglio. A Milano, doveva risiedono alcuni familiari del 43enne, aveva un precedente per rapina senza armi risalente a qualche anno fa.
Un complice gli avrebbe fornito coltello, guanti e mascherina
Nelle ultime ore è emersa poi la pista di un possibile complice: si tratterebbe di un cittadino napoletano conosciuto da Moslli qualche mese prima a Foggia, in un centro di accoglienza di una parrocchia della città. Dalle indagini è emerso che la mattina dell'omicidio i due si sarebbero visti: sarebbe stato proprio il napoletano a fornire a Moslli i guanti, la mascherina e il coltello. Il materiale è stato trovato dagli inquirenti all'interno della stessa rivendita di tabacchi, contenuto in una busta bianca di carta rigida.
Secondo le ultime ricostruzioni il marocchino, dopo il colpo, si sarebbe recato in via Mameli a Foggia, all'interno di un garage dove vivrebbe il napoletano. Qui i due si sarebbero divisi il bottino del colpo, consistente in 75 euro e due telefoni cellulari: è in questo luogo che il 43enne si sarebbe cambiato degli abiti. Il napoletano avrebbe poi avvisato il fermato, giorni dopo il delitto, che la signora Marasco era morta, suggerendogli di scappare.